Inferno-Paradiso. Andata e ritorno. Se il 2024 del Sassuolo fosse messo in scena nella pellicola di un film, probabilmente questo sarebbe il titolo per descrivere l’anno dei neroverdi, scesi negli inferi della Serie B, quasi senza aspettarsi che sarebbe potuto accadere, ma risorgendo dalle ceneri, gettando le basi per una rinascita altrettanto inaspettata ai più.
Una rinascita (in)aspettata…
Se dei motivi, che partono da lontano, della retrocessione dalla A alla B, abbiamo ampiamente parlato in questo editoriale, alzi la mano chi si sarebbe aspettato alla fine dell’anno solare un Sassuolo primo in classifica a +3 dalla seconda e a + 8 dalla terza con sole due sconfitte subite, in mezzo alle quali ha totalizzato ben 14 risultati utili di fila, tra cui sette vittorie consecutive, sfiorando il record, fermo ad otto, riuscito nella storia del campionato a 20 squadre solo a Cremonese, Verona e Torino. Dal 2004-05, stagione dalla quale esistono i playoff, solo in quattro occasioni la formazione Campione d’inverno, titolo già raggiunto da Grosso due anni fa alla guida del Frosinone e da Di Francesco in neroverde, non ha poi raggiunto la promozione.
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…soprattutto per come era partito il ritiro
Ma se in molti potrebbero affermare che raggiungere questi traguardi sia molto più facile con almeno cinque undicesimi della formazione titolare che giocherebbe stabilmente in qualsiasi compagine di A dalla decima in giù, se non per alcuni calciatori tra i top club della massima serie, in pochi ricorderanno come l’avventura sulla panchina emiliana non fosse certo iniziata con i migliori auspici per Fabio Grosso. L’allenatore è stato chiamato all’arduo compito di prendere in mano un gruppo a pezzi per la delusione sul campo da rimettere insieme in un ritiro con oltre 40 elementi da amalgamare, nonostante i mal di pancia e lo spettro delle sirene di mercato sempre più insistenti. Motivo per cui, ai nastri di partenza, il club del distretto ceramico non era dato tra i favoriti per la promozione anche per il contraccolpo psicologico che hanno le realtà retrocesse dalla A, come dimostra il momento di Frosinone e Salernitana, a differenza dello slancio delle neo promosse che stanno ben figurando.
Da qui nascono i meriti di Fabio Grosso…
Ed è proprio qui che sta il merito del tecnico Campione del Mondo, il vero artefice di questo rinascimento dello spirito neroverde, capace di far sentire tutti parte del progetto e convincere i big a rimanere, come successo nel caso di Thorstvedt per stessa ammissione del norvegese. Non a caso, l’ex Genk è tra i migliori marcatori della squadra, con ben 7 reti, superato solo da un altro compagno che in estate sembrava più che in procinto di partire, ovvero Laurienté con 8 marcature al pari di Pierini, un titolare aggiunto sceso di categoria dal Venezia per riconoscenza verso quel Palmieri, allora Responsabile del settore giovanile, che lo ha scovato al Parma prima di (ri)portarlo con sé a Sassuolo.
…nel far sentire “tutti titolari” e dentro al progetto
Un mantra, quest’ultimo, “sono tutti titolari”, ripetuto più volte in conferenza stampa dal mister ex Brescia, ma questa volta non frutto delle frasi di circostanza, bensì confermato dai fatti. Se in diverse gare, concluse con goleade che hanno fatto sembrare sin troppo facile un campionato che è tutto tranne che facile, l’ultima partita del 2024 ha fatto “tornare sulla terra” i neroverdi, confermando le insidie, tanto invocate dall’allenatore, che si nascondono dietro ad un torneo molto equilibrato in cui i nervi saldi, la grinta e la determinazione, più che la tecnica, fanno la differenza. Contro i calabresi, fino a cinque minuti dal termine, il Sassuolo intravedeva sempre più incombente lo spettro di una prima mini-crisi stagionale, che sarebbe stata inaugurata da due sconfitte consecutive dopo lo stop di alta classifica a Pisa, e che non avrebbe fatto dormire sereni durante la sosta.
Come dimostrano i numeri dei giocatori a rete, specie di quelli subentrati
Nel momento di maggiore difficoltà e di bisogno, ad essere decisivi sono stati per l’ennesima volta i giocatori della panchina, quel Moro (già autore del gol vittoria da ex a Frosinone), spesso relegato a secondo o terzo slot in attacco, e soprattutto quel Lipani, dato come uno dei possibili titolari ad inizio stagione, capace di realizzare la propria prima rete tra i professionisti facendo salire a 13 i marcatori diversi a segno, al secondo posto in campionato in questa speciale classifica, a conferma di come anche chi gioca meno si senta parte di un gruppo dalla ritrovata unità e spirito di squadra, grazie al lavoro del proprio tecnico. A dimostrazione di ciò, con le due marcature segnate nell’ultima gara del 2024, sono ben 12 quelle arrivate da calciatori partiti dalla panchina e ben 13 quelle realizzate dai neroverdi dal quarto d’ora finale in poi. Segno di quella voglia di non arrendersi mai e di mettersi in mostra che, come spiegato dallo stesso Lipani, parte da dentro ogni componente della rosa che mette al servizio dei compagni le proprie caratteristiche quando viene chiamato in causa.
Impreziositi dalle giocate di Berardi
Gol conditi e propiziati dai 10 assist (più tre gioie personali) in 12 presenze di quel Berardi che merita una menzione speciale. Dato in ogni stagione come più che probabile partente, Mimmo ha preferito rimanere in Emilia per recuperare dall’infortunio della fatal Verona neroverde, prima di tornare decisivo sul campo, dando avvio alla striscia delle sette vittorie consecutive, unita a quella, ancora aperta, di sette successi casalinghi di fila. Se il numero 10 dovesse rimanere anche dopo il mercato invernale per guidare il gruppo alla seconda promozione dalla A alla B, nel club che lo ha scoperto e lo ha fatto diventare grande prima che fosse lui a ripagarlo con gli interessi, prendendo per mano i compagni per tredici stagioni consecutive senza mai cambiare casacca, la sua storia rientrerebbe di diritto tra le pagine romantiche del calcio da raccontare ai posteri.
In un Sassuolo con numeri da record, considerando i 43 punti ottenuti nel girone d’andata che, se confermati nel ritorno, porterebbero ad eguagliare il record degli 86 del Benevento, nel 2019-20, nell’era del campionato della B a 20 squadre con tre punti a vittoria.
Ma nulla è ancora stato raggiunto e bisogna rimanere con i piedi per terra…
Questo potrebbe essere un motivo in più per trovare ulteriori motivazioni per il prosieguo del campionato, ma, a precisa domanda, Grosso ha risposto che bisogna “alzare l’asticella senza guardare troppo lontano, ma al presente”, rimanendo con i piedi per terra, senza farsi distrarre da quello che viene dall’esterno.
Con la consapevolezza che nulla ancora è stato fatto e le insidie che si nascondono dietro alla B sono sempre dietro l’angolo e che servirà altrettanta e sempre maggiore fame di vittoria per dare compimento alla rinascita neroverde.