Nel corso della 21esima puntata di Nero&Verde, la redazione di TRC ha intervistato Domenico Berardi, attaccante del Sassuolo: si è parlato dei 100 gol con la maglia neroverde, ma anche degli esordi, dei gol più belli, del futuro e di tanto altro. Queste le dichiarazioni integrali:
Domenico Berardi sui 100 gol con la maglia del Sassuolo: “Non mi sarei mai aspettato di raggiungere un traguardo simile. Sono davvero orgoglioso perché questo club mi ha accolto come un figlio e devo tanto a questa società. Nella famosa partita di calcetto dove mi hanno visto c’era Pasquale Di Lillo: è lui l’artefice di tutto, mi fece fare il provino con Carlino. Mi ricordo che mister Bedogni, due giorni dopo il mio arrivo a Sassuolo, mi disse di avvisare i miei genitori che sarei rimasto su, che mi avrebbero preso. Ero emozionatissimo, chiamai i miei genitori insieme a Soli. Ero un ragazzo timido e chiuso, parlavo poco, ma mi ha colpito da subito tutto l’ambiente”.
Sull’arrivo in prima squadra: “Ero giù in Calabria in quel periodo: Soli e Fattori mi telefonarono e mi dissero che il mister mi voleva in prima squadra per il ritiro, come aggregato dalla Primavera. Salii subito e dopo 7/10 giorni mi accorsi che al mister piacevo, ma non avrei mai immaginato di iniziare con la prima squadra da inizio stagione. In squadra c’erano persone come Magnanelli, Troiano, Pomini, Gazzola e Missiroli, che mi hanno insegnato molto: li ringrazierò a vita. Non mi aspettavo di giocare in Coppa Italia: si vede che il mister mi voleva provare ed è andata bene. Subito dopo c’era l’esordio di campionato con il Cesena: il venerdì precedente, il mister lanciò una battuta dicendomi “se ti mando dall’inizio non è che te la fai sotto?” e io dissi “no mister, non ti preoccupare: penserò di giocare come con i miei amici giù in Calabria”.
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Sull’annata in Serie B: “E’ stata un’emozione indescrivibile, la prima rete è arrivata poi contro una squadra calabrese: si vede che era destino. Mi sono divertito, veniva giù tanta pioggia e segnai di destro, che non è il mio piede forte. La partita con il Livorno? E’ stata strana, noi siamo rimasti in 9: io venni espulso, il Livorno rimase in 10. Abbiamo sofferto per tutta la partita, poi siamo riusciti a trovare il gol con Missiroli: è stata una gioia immensa che chiudeva un’annata difficile, avevamo tanti punti di vantaggio sulla seconda ma siamo arrivati alla fine con l’acqua alla gola. Abbiamo dato una gioia pazzesca a questa città”.
Sull’esordio in Serie A: “Anche fare 4 gol al Milan è stata un’emozione indescrivibile, che porterò sempre con me. Facevo gol ad ogni pallone che toccavo: realizzai tutto dopo con i messaggi che mi mandava la gente. Rigore al Parma? Non mi ricordo se ero io il rigorista ma me la sentivo. Pensavo di calciarlo diversamente ma alla fine ho cambiato idea, ho calciato centrale e mi è andata bene. Chievo? E’ stata una vittoria fondamentale per la salvezza. Il ritorno di Di Francesco ci ha dato una grossissima mano, grazie al mio gol abbiamo fatto tre punti importantissimi. 3-4 alla Fiorentina? La parata di Pegolo è stata pazzesca, tuttora quando guardiamo partite degli anni passati scherziamo con Pegolo sulle parate che ha fatto. Quel giorno feci tripletta e fu una gran giornata per entrambi”.
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Sulle vittorie a San Siro con l’Inter: “E’ stato bellissimo dedicarla al Dottor Squinzi, ci ha parlato e ci ha detto che ci teneva molto. In quella partita abbiamo dato tutto e fare gol al 94′ davanti a 70 mila spettatori che fischiano non è facile. Sono stato bravo e ho calciato con freddezza. Due anni dopo vincemmo con il mio gol e con quello di Politano, sono cose che ti rendono orgoglioso e che fanno felice il Patron Squinzi e questa società”.
Domenico Berardi sull’Europa League: “Riuscii a fare i preliminari ma non i gironi, perché mi sono infortunato: mi è dispiaciuto non farla. Nei preliminari ho dato tutto, ci tenevo a far bene e a portare questa squadra più avanti possibile. Spero un giorno di giocare nuovamente in questa competizione”.
Sui gol più belli: “Quello all’Empoli era uno schema provato in allenamento, la palla doveva arrivarmi rasoterra e non a mezza altezza. Sono stato bravo a calciarla in quel modo e devo dire che quello è uno dei gol più belli che ho fatto. Altri gol belli che ho segnato sono quello a giro col Genoa quest’estate e quello su punizione con la Juve, era l’unica big a cui non avevo ancora segnato: è un gol che porto con me”.
Sulla Nazionale: “Non avrei mai pensato di avere un rendimento così proficuo, i ragazzi più grandi mi hanno aiutato molto. Siamo un bel gruppo, ho fatto bene in tutte le ultime volte in cui sono stato convocato e spero di continuare su questa strada. Il gol alla Bosnia? Con Locatelli basta uno sguardo e ci intendiamo, lui ha capito che stavo tagliando e mi ha messo una grande palla. Dopo la partita ci siamo fatti i complimenti a vicenda”.
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Sul Sassuolo: “La nostra proposta di gioco è devastante, giochiamo palla a terra, ci prendiamo la responsabilità di fare una giocata in più e non ci nascondiamo mai. Il mister vuole questo. La Nazionale ha premiato il Sassuolo con quattro convocazioni, faccio i complimenti anche a Caputo e Ferrari perché se sono arrivati fin lì è perché se lo meritano”.
Su De Zerbi: “Il mister è malato di calcio, vive per questo sport e si vede: ha portato grandissimi risultati anche negli allenamenti, dal lunedì alla domenica è un martello. Allo stesso tempo è una grandissima persona, che cerca sempre di insegnarti le sue idee di gioco: a me ha dato davvero tanto”.
Domenico Berardi su Di Francesco e su Mancini: “Lo ringrazierò a vita perché è stato lui a darmi una chance nel calcio: se sono arrivato fin qui è anche grazie a lui. Non tutti credono nei giovani ed essere buttato nella mischia dalla Primavera alla Serie B non è da tutti, lo ringrazierò anche per la bella persona che è stata con me. Mancini ha un modo di giocare che lascia noi attaccanti liberi di svariare negli ultimi metri, ci fa fare le cose che vogliamo noi. E’ una grandissima persona, che trasmette tranquillità e non mette pressione alla squadra: i risultati arrivati sono anche grazie a questo”.
Domenico Berardi sul suo ruolo di bandiera a Sassuolo: “Essere considerato una bandiera mi rende orgoglioso, è ovvio che Magnanelli è qui da più anni ma ho preso spunto da lui, mi ha lasciato tante cose positive e tanti insegnamenti. Con il Puma ho fatto un grandissimo percorso insieme, spero di aver dato qualcosa di bello a questo ambiente e a questa società come loro hanno dato a me aiutandomi in campo. Il Dottor Squinzi e la Dottoressa Spazzoli erano due persone fantastiche, umili: quando venivano a parlarci erano sempre pacate e tranquille, senza mai metterci pressioni, dicevano sempre cose giuste. Li ringrazierò per sempre”.
Sul suo futuro: “La prospettiva di andare in una grande squadra c’è sempre stata: ho rifiutato offerte di società importanti perché in quel momento non mi sentivo maturo e volevo crescere ancora in questa società, non perché non avessi la voglia di andare in un grande club. Se un domani dovesse arrivare l’offerta di una grande squadra la valuterò: se il progetto mi piacerà e avrà le caratteristiche a me congeniali, come divertirmi ed essere protagonista, lo valuterò. Sono nato con il pallone sotto il braccio, me lo portavo anche a letto: i miei mi parlano ancora di questa immagine di me che mi sveglio con il pallone sotto il braccio. Cerco sempre di divertirmi: qui a Sassuolo prima dell’allenamento facciamo sempre due tocchi e chi perde prende uno schiaffo. Questo mestiere è bello per questo, devi passare una bella giornata dando il 100% negli allenamenti. Non mi piace molto parlare ai microfoni ma quando entro in campo do sempre il massimo, non voglio mai perdere: un domani questo mestiere finirà e quando guarderò indietro potrò dire di aver dato tutto me stesso“.
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Sul Berardi impulsivo: “Berardi è cambiato in tutto, prima facevo delle sciocchezze per puro istinto, mi veniva da fare una cosa e la facevo, adesso conto fino a dieci e riesco a gestirmi. Il rapporto con gli arbitri è cambiato perché sono cambiato io, cerco sempre di dargli una mano e di comportarmi nel migliore dei modi”.
Sulla nascita del figlio: “Ho assistito a tutto il parto ed è stata un’emozione indescrivibile, vedere mio figlio fin dall’inizio è stato bellissimo. La mia vita è cambiata in positivo, nonostante le responsabilità in più che mi prendo in toto. Quando mi sveglio la mattina e lui mi sorride, mi dà la forza di andare al campo per poi tornare a casa e giocare un po’ con lui”.