Davide Frattesi era forse il giocatore che più di ogni altro ci saremmo aspettati partisse l’estate scorsa. Sarà per la seconda metà di stagione in chiaroscuro, sarà per il 30% di sconto di cui la Roma avrebbe potuto usufruire, o sarà per l’arrivo in anticipo di Thorstvedt, il suo erede designato. O forse, più semplicemente, perché non aveva mai fatto più di una stagione con la stessa squadra da quando è professionista. Non nascondiamo che eravamo preoccupati per il possibile effetto boomerang tipico di quando una società trattiene un giocatore contro la sua volontà: lo saremmo stati di più se avessimo saputo che Frattesi ha fatto un ritiro schifoso (parole dello stesso Frattesi dopo Sassuolo-Inter). E invece, Frattesi ha stupito tutti. Ha stupito nuovamente tutti, forse più del suo impatto con la realtà neroverde e con la Serie A in generale.
Frattesi sta esasperando le qualità per cui già lo conoscevamo: un martello pneumatico nelle transizioni offensive e una certezza negli inserimenti in area (tutti e quattro i suoi gol sono arrivati così). Ma sta migliorando anche sotto l’aspetto fisico: sempre titolare, solo in tre occasioni ha giocato meno di 75 minuti. La gestione delle energie è sempre stato un cruccio per la mezzala di Fidene e sta imparando a farne tesoro. Per non parlare poi dello smalto con cui gioca: ormai parte con il 6,5 d’ufficio, svernicia avversari su avversari, è ovunque nell’arco della partita ed ha una continuità di rendimento da fare spavento.
Doti da trascinatore? Frattesi ci ha scherzato su con capitan Ferrari, squalificato contro il Verona: nonostante la fascia sia andata sul braccio di Consigli, è stato Davidino a caricare i compagni nel discorso prepartita. Ed è stato lui il principale alleato di Luca D’Andrea nei suoi primi minuti in Serie A: sempre il primo a farsi vedere, a dargli un appoggio, a spronarlo a mezzo stampa (“mi piace perché è sveglio”). Nel giro della Nazionale, Frattesi, ci è entrato già da tempo, in un ruolo tra i più affollati di talento: la speranza è che non spenga la luce nel girone di ritorno come fatto l’anno scorso, ma che dimostri nell’arco dell’intero campionato la stessa continuità che sta avendo all’interno di una partita.