giovedì , 16 Gennaio 2025
sassuolo primavera raduno
foto: sassuolocalcio.it

Non chiamateli underdogs: il successo del Sassuolo Primavera non arriva per caso

Il giorno dopo è ancora più bello, per il Sassuolo Primavera. “Tutto vero!”, titolava La Gazzetta dello Sport l’indomani della vittoria del Mondiale del 2006 in Germania. Il Sassuolo iscrive per la prima volta il proprio nome nell’albo d’oro del Campionato Primavera 1, chiudendo nel migliore dei modi una fase finale disputata su livelli stratosferici con un rotondo 3-0 alla Roma. Nel presentare questa Final Six, Palmieri ai nostri microfoni era stato chiaro: non siamo la vittima sacrificale, non siamo la sorpresa.

Se nelle prime due stagioni con Bigica l’obiettivo playoff si poteva a malapena nominare – seppur sia stato sfiorato in entrambe le occasioni – nelle ultime due annate il Sassuolo è uscito allo scoperto. E non per un salto di qualità nella rosa: la Primavera ha sempre avuto degli organici competitivi, con tanti ragazzi che adesso fanno i professionisti. Basti pensare a tutte le volte che tifosi ed addetti ai lavori reclamano una maggiore attenzione del Sassuolo verso i ragazzi in giro per l’Italia e non solo. Il Sassuolo si è stanziato nell’élite della categoria Primavera. Un campionato imprevedibile, con cinque campioni diversi nelle ultime cinque stagioni: la dice lunga su quanto sia difficile confermarsi ad alti livelli quando la rosa viene soppiantata per metà. “Possiamo vincere con tutte”: è un po’ questo il mantra che caratterizza il Sassuolo Primavera della gestione Bigica. Di fatto è sempre stato così: ma da qui a vincere effettivamente contro tutte (e tutti), ce ne passa.

editoriale sassuolo primavera
foto: sassuolocalcio.it

Per questo motivo, vanno fatti i complimenti sicuramente alla società: il Direttore Francesco Palmieri lascia la guida del Settore Giovanile come meglio non avrebbe potuto. La scelta di affidare alla guida tecnica una squadra matura, sul campo ma anche a livello anagrafico, ha pagato con uno Scudetto. E badate bene: a differenza di qualche altra società già scomparsa dalla geografia del campionato Primavera, la stragrande maggioranza dei ragazzi laureatisi campioni d’Italia proviene dal territorio o è stata formata per anni nel vivaio neroverde. Come rimarcato più volte dallo stesso Palmieri, in un contesto come quello di Sassuolo, con poco bacino e con tante società nelle zone limitrofe, di giocatori da fuori ne sono arrivati anche pochi.

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Nel calcio giovanile i risultati contano il giusto, direte voi: meglio una Juventus o un’Atalanta che mandano in campo una Primavera di due anni più giovane rispetto alle concorrenti e lanciano i 2004 e 2005 già in Serie C. Ecco, appunto: averla, una squadra B. Come patrimonio tecnico, il Sassuolo avrebbe avuto tutte le carte in regola per farla: lo stesso Palmieri l’ha reclamata spesso a gran voce.

Se però i risultati sono un veicolo per mettere in mostra i propri gioielli e dargli delle migliori opportunità di carriera, allora ecco che fare all-in non è poi così sbagliato. Flavio Russo ha ricevuto la prima convocazione in Nazionale, ma non è certo dalle fasi finali che ha iniziato a segnare; Justin Kumi e Kevin Leone sono tornati in Nazionale, ma non è da oggi che compongono il centrocampo più forte e assortito della categoria. Giocatori poco sponsorizzati, come Corradini, hanno avuto la ribalta che meritavano, “facilitato” dalla inaspettata partenza di capitan Cannavaro che merita una fetta di questo Scudetto. Cinquegrano si è riscoperto un giocatore tanto applicato dietro quanto incisivo davanti. Knezovic ha avuto terreno fertile per fare quello che gli riesce meglio, alla pari di Bruno, tornato sui livelli pre-infortunio. E poi Loeffen, Falasca, Lopes, Theiner: tutti giocatori che in un modo o nell’altro hanno contribuito a spostare l’ago della bilancia dal lato del Sassuolo.

bigica editoriale sassuolo primavera
foto: sassuolocalcio.it

Un’ottima squadra però non basta a vincere Scudetti. Lo sa bene Emiliano Bigica, l’uomo giusto al momento giusto per questo Sassuolo. E’ lui che ha dato compattezza alla squadra, che ha instillato il concetto di gruppo in tutti, anche nei ragazzi che giocoforza hanno visto meno il campo. E’ il dodicesimo uomo in campo, per sua stessa ammissione: e senza di lui, ne siamo convinti, l’epilogo sarebbe stato differente. Anche per lui, le fasi finali del Viola Park sono state un palcoscenico di primo livello, più della fugace apparizione in Serie A (e non per i sei gol incassati). Va detto però che Bigica si è costruito negli anni la stima e il rispetto da parte di colleghi e addetti ai lavori, e non sarebbe di certo stata un’eventuale sconfitta in questa finale a pregiudicarne il prosieguo della carriera. Già, e Bigica dove andrà? In conferenza stampa ha dichiarato di voler parlare con la società: il contratto è in scadenza e l’impressione è quella di essere arrivati in fondo ad un ciclo. Con la Youth League di mezzo, però, la musica potrebbe anche cambiare.

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Un plauso va anche agli organizzatori di questa fase finale. Il Viola Park è stato degno teatro di questo evento: va detto con la massima onestà intellettuale e con un pizzico di rammarico, perché l’ultimo atto del campionato Primavera difficilmente tornerà al Ricci e al Mapei Stadium. Vincere in questo centro sportivo, con questa copertura mediatica, è stata un’ulteriore soddisfazione.

Per questi ragazzi, lo Scudetto è soltanto il primo passo nella carriera tra i grandi. E’ un bel trampolino di visibilità, in un mondo che però dimentica troppo, troppo in fretta. Sta al Sassuolo valorizzare al meglio il patrimonio tecnico di cui dispone, con la retrocessione in Serie B che ha sensibilmente diminuito il gap tra Primavera e prima squadra. Se proprio prestito dovrà essere, che sia un prestito fruttuoso, in cui il ragazzo viene seguito: affidare la carica di responsabile dei prestiti a Simone Missiroli (ieri presente al Viola Park) e dismetterla dopo appena un anno, ad esempio, non è stato un bello spot.

I ragazzi hanno fatto la loro parte, forse anche qualcosa in più. Ripartiamo da loro.

 

 
 
 
 
 
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Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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