La favola è finalmente realtà: con il pareggio tra Chelsea e Tottenham il Leicester ha vinto la Premier League. Per la prima volta nella sua storia, il club biancoblu ha conquistato il titolo di uno dei più importanti campionati del mondo e c’è un po’ d’Italia in questo inaspettato trionfo, dal momento che il tecnico artefice di questa cavalcata è un certo Claudio Ranieri, che in patria ha raccolto più delusioni che successi. Considerando inoltre che due anni fa la squadra delle Midlands Orientali militava nella seconda divisione inglese che nello scorso campionato arrivò quattordicesima, l’impresa assume contorni ancor più eroici.
In questi ultimi mesi più volte si è parlato del Sassuolo come di un “piccolo Leicester”, azzardando alcuni parallelismi tra la squadra neocampione d’Inghilterra e il club emiliano. Alcuni aspetti di un simile paragone fanno sorridere, dal momento che, ad esempio, pur non essendo un club di prima fascia il Leicester ha comunque un discreto palmarès avendo vinto tre coppe di lega inglese, l’ultima delle quali nella stagione 1999/2000. I neroverdi, dal canto loro, sono ancora quasi neofiti del calcio che conta, potendo vantare solo la vittoria di un pur importantissimo campionato di Serie B nel 2012/2013. Inoltre Sassuolo è una città di soli 40.000 abitanti non capoluogo di provincia, mentre 280.000 circa sono i cuori ora gonfi d’orgoglio per il trionfo delle volpi trascinate alla vittoria dai gol di Jamie Vardy, il 29enne attaccante semisconosciuto fino alla stagione scorsa e ora simbolo di un autentico miracolo sportivo.
Altra differenza non di poco conto è data dalla proprietà della squadra: il Leicester è posseduto da una cordata thilandese-cinese, mentre l’italianità del Gruppo Mapei è fuori discussione. Anche il monte ingaggi delle due squadre (62 milioni di euro circa gli inglesi, quasi 25 per i neroverdi) non risulta paragonabile. Spostando inoltre l’attenzione sullo stadio dove le due squadre disputano gli incontri casalinghi, si rileva che il King Power Stadium di Leicester conta oltre 32.000 posti, mentre il Mapei Stadium, peraltro situato a Reggio Emilia e non a Sassuolo, ha una capienza inferiore di circa 10.000 unità. Si potrebbe andare avanti per molto, ma a prescindere dai confronti non si può nascondere la soddisfazione per un campionato (peraltro quello inglese, non certo un torneo di secondo piano) appannaggio di una squadra non rientrante nelle cosiddette “grandi”.
Anche in altri campionati europei si stanno verificando situazioni simili, pur ciascuna con le proprie specificità: basti pensare a Villareal e Celta Vigo, in posizioni di assoluto rilievo in Liga, o all’Heartha Berlino quinto in Bundesliga, o ancora al Rostov secondo nel campionato russo. Tutti segnali che il vento stia cambiando? Presto per affermarlo, ma se il Sassuolo iniziasse, un passo alla volta, ad emulare il citato Villareal, club con il quale peraltro è già in atto un “gemellaggio” con il derby della ceramica che si svolge nel pre-campionato, i tifosi neroverdi potrebbero vedere aumentare l’orgoglio per una squadra che ancora può scrivere moltissime pagine della sua storia. Anche il Leicester insegna.