Gaetano Masucci non ha bisogno di tante presentazioni. Tano, questo è il soprannome con cui tutti lo chiamano, a Sassuolo è un’istituzione. Con 243 partite complessive, Masucci è il quarto giocatore con più presenze nella storia professionistica del Sassuolo, appena sotto alla triade Magnanelli-Consigli-Berardi, ed è al secondo posto per gol segnati (44) alle spalle dell’irraggiungibile Berardi. Chi è stato raggiunto invece è proprio Masucci, che ci ha concesso una lunga intervista sui suoi (quasi) dieci anni a Sassuolo, sul suo nuovo ruolo dirigenziale, sulla parentesi Pisa e su tanto altro ancora. Buona lettura.
Masucci si è ritirato dal calcio giocato il 5 maggio scorso, al termine di Pisa-Sudtirol, chiudendo una parentesi da 209 presenze e sette anni: “Il calcio giocato mi manca: era inevitabile. Per adesso, complice l’estate e l’impegno del patentino UEFA B, è ancora qualcosa di gestibile. Pensavo peggio (ride, ndr). Siamo nella fase a caldo, non c’è ancora piena lucidità: nei momenti in cui mi ritrovo da solo il cervello frulla un po’ di più, ma quando sono in famiglia e in compagnia non ci penso”.
Il futuro di Tano è destinato ad essere ancora nel mondo del calcio: a gennaio ha preso l’abilitazione a Direttore Sportivo, mentre adesso è nel bel mezzo delle lezioni per il corso UEFA B di Coverciano: “Il patentino UEFA B è qualcosa in più, un qualcosa di interessante che volevo fare: ma la mia convinzione di intraprendere un percorso dirigenziale rimane. E’ quello che in realtà sto già facendo: adesso sono nell’area tecnica del Sestri Levante, una società che ha ottimi rapporti e che collabora con il Pisa. Sto imparando qualcosa, vado a vedere le partite con l’intenzione di formarmi ed iniziare questo percorso lavorativo”.
Masucci: “A Sassuolo ho valutato il ritiro”
La carriera di Masucci è caratterizzata da alti e bassi, con tante soddisfazioni ma anche numerosi infortuni che hanno tartassato l’attaccante di Baiano. La longevità raggiunta da questo giocatore, unita alla costanza di rendimento, non sono da tutti: Masucci si è ritirato a quasi 40 anni da giocatore di Serie B: “Non ho mai riposto grandi aspettative o richieste nei miei confronti, ho sempre preso il calcio come un divertimento che in anni e anni si è consolidato come una professione. Non ho neanche rimpianti, anzi sono contento perché ho avuto tanti momenti negativi in cui si sono accumulati tanti infortuni”.
Il tema infortuni ha vissuto il proprio climax proprio a Sassuolo: le numerose ricadute hanno portato Tano anche a valutare il ritiro: “Una delle fasi topiche è stata proprio negli ultimi anni a Sassuolo, a cavallo dell’anno in cui perdemmo il playoff con la Sampdoria e l’anno in cui vincemmo il campionato: avevo un infortunio dietro l’altro, anche di una certa gravità. Mi toccava ogni volta ripartire. Sono arrivato ad un punto, ad aprile 2013, in cui volevo quasi smettere: ero saturo sia a livello fisico che a livello mentale, non era facile gestire tutti questi infortuni”.
“Arrivato ai trent’anni ho trovato un percorso diverso, tramite degli specialisti, e per assurdo ho fatto più partite nella fascia 30-40 anni che nella fascia 20-30. Sono contento perché ci ho creduto, sono andato avanti e ho trovato la soluzione: forse tardi, ma meglio tardi che mai. Non avrei mai detto di arrivare alle soglie dei 40 anni ad un livello che più o meno è sempre stato il mio. Sono stato bravo, ma anche fortunato”.
Masucci: “Con il Sassuolo ho fatto bingo”
Il matrimonio tra Masucci e il Sassuolo si è celebrato nel 2004, smaltita la paura mista a gioia costituita dal playout vinto con la Pro Vercelli. Il club neroverde era già tra le sapienti mani del Patron Giorgio Squinzi, che aveva già in mente di prendere l’ascensore e salire di diversi piani nel mondo del calcio: “L’opportunità si è materializzata durante un periodo non positivo a livello personale: avevo iniziato bene l’anno pieno di Primavera ma ho avuto un grosso infortunio al Torneo di Viareggio e la mia stagione è finita a febbraio. In estate sarei dovuto andare in prestito, ma sono rimasto a Torino: sulla falsariga di quanto detto prima, quella è stata un’annata difficile in cui si ripresentava puntualmente il problema al flessore, dove avevo avuto questa grossa lesione”.
“Sul punto di ripartire, si presenta l’occasione Sassuolo: qualcosina sapevo perché l’anno precedente giocò lì un mio compaesano, Sgambati, e mi aveva parlato di questa soluzione. Sapevo che il Sassuolo era in fase di rivoluzione: stava cambiando il Direttore Sportivo e stavano arrivando tanti ragazzi. Nella sfortuna del percorso precedente, scegliere Sassuolo è stata una grossa fortuna perché ho trovato una società sana, partita con un progetto che sappiamo tutti fin dove è arrivato; ho trovato persone competenti e tanti ragazzi in gamba con cui sono ancora amico. Siamo stati un gruppo di amici che hanno condiviso tutto, si può tranquillamente dire. Negli anni di Serie B siamo rimasti in pochi, ma ho solo bei ricordi di quel gruppo con valori tecnici e morali alti”.
Non scopriamo di certo oggi che la cavalcata del Sassuolo è stata resa possibile non solo dagli investimenti della società e dalla mano dei tecnici, ma anche dalla genuinità dello spogliatoio: “E’ difficile ricordare aneddoti perché diventavano quasi la normalità, era una continua festa: farei fatica a trovarne alcuni. La quotidianità era bella da vivere, riuscivi a coinvolgere anche membri dello staff e magazzinieri: era un’unica grossa famiglia. L’alchimia nello spogliatoio è stata la forza di quella squadra: al di là della programmazione e della solidità del club, non abbiamo mai vinto i playoff con la squadra più forte. Erano quei valori, oltre alle indiscutibili capacità dei tecnici: il Sassuolo ne ha sbagliati davvero pochi. Il gruppo è stato una variabile che ha spostato tanto“.
Masucci: “A Sassuolo si stava troppo bene, il gol al Milan poteva essere la ciliegina”
Masucci è rimasto per dieci stagioni a Sassuolo, un unicum soprattutto in Serie B e Serie C dove dopo ogni stagione sei in discussione: “Stavo talmente bene che non mi è mai passato per la testa di andare via. Avevo riscontro fuori dal campo: con il gruppo condividevamo intere giornate, ai tempi eravamo quasi tutti single o da soli, e nell’ambiente si stava bene. La società era ambiziosa e continuava a crescere. In C2 abbiamo perso i playoff, e poi li abbiamo vinti. In C1 perdi i playoff, nel secondo vinci il campionato. In Serie B nel primo anno volavamo, poi siamo calati. In questi primi cinque anni, quelli in cui lo zoccolo duro in buona parte è rimasto, non mi è venuto in mente di cambiare, si stava troppo bene: l’unione di tutte queste componenti ha fatto sì che restassi così a lungo”.
L’addio è stato forse in sordina in confronto alla mole di presenze (ed esperienze) di Masucci a Sassuolo, ma Tano non riesce a non vedere il bicchiere mezzo pieno: “Ho coronato un sogno, ancor prima di un percorso: partire dalla C2 ed arrivare in Serie A, con tanto di esordio alla prima giornata contro il Torino, squadra dove sono cresciuto. Ho avuto la fortuna di vedere la massima categoria. Ognuno poi fa le proprie scelte: sono sempre stato uno che preferisce giocare e giustamente sono tornato nella ‘mia’ categoria. Quello è stato l’inizio del nuovo percorso. Negli ultimi anni di Serie B a Sassuolo ho giocato poco causa infortuni; in Serie A il livello si alza tanto e ho giocato anche abbastanza, ma più di quello non potevo fare”. Ok la stagione in A con l’amata casacca neroverde, ok la salvezza al cardiopalma, ma un attaccante vive di gol e quel Milan-Sassuolo 2-1 all’ultima giornata reclama ancora vendetta. Forse più per noi tifosi che per Tano in prima persona: “Più che il rigore di Zaza, è stato il gol annullato su sponda dello stesso Zaza, a cui è stato fischiato un fallo veniale. Quel gol poteva andare a chiudere in bellezza, con la ciliegina sulla torta, un percorso molto bello“.
Masucci: “Il gol al Siena l’emblema della carriera”
Sono oltre 500 le presenze e oltre 100 gol tra i professionisti di Masucci: numeri di un certo livello, è indiscutibile (Gaetano non è molto d’accordo). Eppure, le sue vesti da giocatore da collettivo e di sacrificio mascherano le cifre e consegnano l’immagine di un attaccante di cui si ricordano le giocate estemporanee, i guizzi di intelligenza, la dedizione in entrambe le fasi: “Non sono mai stato un goleador: parlano i numeri. Ma è vero: qualche gol bello da vedere c’è”. Più che di gol belli esteticamente, Masucci si sofferma sulle reti più significative, dal carico di ricordi più sostanzioso: “Il gol del 4-3 al Siena segnato al 95′ lo uso come emblema della mia carriera: soffrire per arrivare al risultato e non essere sempre in copertina, ma partire da dietro per poi arrivare. Quella partita è stata spettacolare: noi eravamo in difficoltà e dall’altro lato c’era la squadra più forte di quel campionato (era la stagione 2010/11, ndr) insieme all’Atalanta e che aveva un certo Conte in panchina. Prima vincevi, poi pareggiavi e poi perdevi: fino al 91′ eravamo sotto. Adesso qualche rimonta del genere si vede, mentre all’epoca ne succedevano di meno. In un primo momento non si è reso conto nessuno del mio gol: tutti sono andati ad abbracciare Magnanelli, ma la palla sarebbe andata fuori. Magna la schiaccia, Noselli la tocca e io ci metto la punta del piede direzionandola accanto al palo. Il mucchione era tutto sul Magna, ma ho segnato io! Solo Troiano è venuto verso di me ed insieme ci siamo uniti agli altri. L’emozione del gol, con i secondi immediatamente dopo, è la cosa più bella che c’è, a maggior ragione se avvenuto all’ultimo minuto in rimonta”. E nel video highlights che segue, al minuto 8:49, Masucci reclama la paternità del gol: solo due membri dello staff lo calcolano.
“Un altro gol legato ad un momento particolare è nel campionato di C1 che abbiamo vinto. Vincevamo 1-0 a Legnano ed eravamo in corsa per la promozione, finché loro non la ribaltano con due rigori discutibili. Nei minuti di recupero ho segnato il 2-2 di testa, ma nello spogliatoio eravamo scossi e c’era ancora un po’ di rabbia. Alla giornata successiva avremmo vinto il campionato. Come importanza, sono legato al gol della finale d’andata dei playoff di C2 con il Sansovino, e come vetrina ti dico ancora la doppietta al Trofeo TIM contro il Milan: non contava nulla, ma è un bel ricordo”.
Masucci: “Magnanelli ha meritato tutto quello che ha avuto”
Masucci e Magnanelli hanno diviso ben nove anni di spogliatoio: Tano è arrivato a Sassuolo addirittura un anno prima rispetto al Puma: “Con Magna abbiamo condiviso tutto, letteralmente. Nei primi 3/4 anni abbiamo vissuto insieme, nella stessa casa, poi abbiamo condiviso tutto il percorso. Giustamente Magna ha continuato perché aveva valori tecnici e tattici importanti, adatti alla categoria: ha meritato tutto quello che ha avuto. Nella sua nuova veste di allenatore lo vedo bene: ci siamo sentiti l’altro giorno, magari lo andrò a trovare. E’ un ragazzo in gamba ed intelligente: ha tutte le qualità tecniche ed umane per fare una grande carriera, anche da allenatore. E per il Magnanelli Day ero pieno di impegni ma non potevo e non volevo mancare: era un momento a cui tenevo, è stato davvero bello”.
Masucci: “In Serie B decisivi spogliatoio e gestione”
Dall’apoteosi promozione in Serie A, a cui Masucci ha partecipato, sono passati ben undici anni: la crescita del club neroverde è proseguita ancora toccando l’Europa League ed ha poi vissuto di alti e bassi, ma sempre intorno alla metà classifica, a debita distanza dalla zona retrocessione. Retrocessione che per il Sassuolo è arrivata a maggio scorso: “Non conosco le dinamiche interne del Sassuolo e, per altri impegni, non ho seguito tanto. La cosa che mi viene da dire è che negli anni il Sassuolo ha perso qualche figura di riferimento. La Serie A la conosco poco: ho fatto un solo anno ma ho visto che i valori cambiano tanto”.
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“Com’è la Serie B? Conosco bene questo campionato: negli ultimi anni il livello si sta alzando tanto, stanno arrivando tante proprietà straniere che stanno portando investimenti e visibilità. Penso però che la B riconosca ancora in molti frangenti i valori umani rispetto a quelli tecnici, più della Serie A dove ci sono gap enormi tra le prime e le ultime. Ogni anno, ai nastri di partenza, ci sono quelle due squadre che partono in basso e arrivano in alto e, viceversa, squadre costruite per vincere che si ritrovano nei bassifondi. E’ ancora preponderante il lato spogliatoio e di gestione”.
Insieme a Masucci ed alla società Sassuolo Calcio, in quei dieci anni, a crescere di pari passo è stato anche il seguito di pubblico, attirato sempre più da questa provinciale specializzata in salita di categorie: “Per portare il pubblico allo stadio, credo che l’aspetto sportivo sia predominante. La nuova generazione è cresciuta e si è legata tanto alla cavalcata del Sassuolo, che si è stabilito per anni in Serie A, e nei prossimi anni si vedrà un riscontro. Credo che questo aspetto sia fisiologico per una piazza che non aveva mai ottenuto questi risultati. Al di là delle varie strategie che un club possa usare, è il risultato sportivo a far appassionare le nuove generazioni, a Sassuolo come in altre piazze“.
“Il Pisa qualcosa di inaspettato”
Dopo il congedo dal Sassuolo, Masucci è tornato a Frosinone e si è poi accasato alla Virtus Entella, avvicinandosi geograficamente a quella che è la squadra che l’ha accolto a braccia aperte nelle ultime sette stagioni, il Pisa: “Vivo a Viareggio da quando mi sono trasferito al Pisa: ai tempi c’era Longhi (Alessandro, ndr), siamo amici e lui per alcuni motivi aveva scelto Viareggio, così mi ha convinto. Ero arrivato nel mercato invernale, ho fatto tutto di fretta a fine gennaio ma poi non mi sono più spostato. Non ho ancora deciso dove mi sistemerò in futuro, ma qui si sta bene e i bambini son cresciuti qua. Vedremo il futuro cosa ci riserverà: il nostro lavoro non ci permette di programmare a lungo termine”.
“La lettera d’amore al Pisa? E’ stata una dichiarazione d’amore, è stato qualcosa di speciale e inaspettato. Me lo sentivo dentro: ho sentito tantissimo affetto nei miei confronti, questa esperienza è andata oltre la più rosea aspettativa. Ho avuto anche la fortuna di avere una festa finale: tanti ragazzi la meriterebbero al pari mio ma per incastri e situazioni contingenti purtroppo non tutti avranno questa opportunità. Sassuolo è stato un percorso bellissimo, condiviso con gente a cui tengo tanto e che mi ha fatto diventare uomo”.
Masucci non ha solo preso parte alla storia del Sassuolo, ma ha contribuito in prima persona a scriverla: il legame con la piazza neroverde è e resta indissolubile: “Un saluto a tutti i lettori di Canale Sassuolo e a tutti i tifosi del Sassuolo: vi faccio un grosso in bocca al lupo per questa stagione e vi auguro il meglio”.
Ringraziamo Gaetano Masucci e la società del Sestri Levante per la disponibilità e la cordialità dimostrate per la realizzazione dell’intervista.