Il titolo del nostro editoriale post Torino-Sassuolo è una domanda aperta. La meritata sconfitta in casa del Toro ha fatto subito dimenticare i buoni spunti visti contro un Bologna formato Europa, restituendoci l’ennesima prestazione scialba di questa stagione. “Datevi una svegliata” è la prima cosa sensata che viene in mente al 90′, senza sfociare nelle offese: ma appunto, basterà? Il Sassuolo di Dionisi ha dimostrato più volte di risorgere dalle proprie ceneri come una fenice, di ottenere risultati storici nel momento di massima tensione. Gli ultimi in ordine di tempo sono quelli con Inter e Juventus, ad oggi le ultime due vittorie in campionato, arrivati dopo la sconfitta in amichevole contro la Feralpisalò e dopo il 4-2 di Frosinone. Noi tifosi neroverdi, dalla memoria volubile, dimentichiamo tutto e saliamo sul carro dei vincitori, ma altrettanto velocemente vi scendiamo alla prima avversità. Incostanti come la squadra che tifiamo.
Torino-Sassuolo è il manifesto di una squadra che sa di essere forte – per ora lo ha dimostrato solo sulla carta – e che si prende la licenza di giocare con superficialità. Sono partiti tanti giocatori importanti, è vero: ma questo è il Sassuolo da dieci anni a questa parte, una società che ha sempre saputo andare oltre le cessioni e i cambi di guida tecnica. E non si dica che la società ha smesso di investire, perché è l’esatto contrario: il club neroverde ha alzato l’asticella sia a livello di costo dei cartellini che di ingaggi. Se tali giocatori non vengono valorizzati, il problema è in primis sul campo e in secundis a bilancio (o il contrario?), visto che le plusvalenze sono la voce in attivo più importante su cui il Sassuolo fa affidamento. Carnevali ha ventilato l’ipotesi Europa, certo di aver fatto un ottimo lavoro in estate – lo crediamo anche noi – e sicuro del fatto che i risultati siano una matematica conseguenza – non lo pensiamo.

De Zerbi, tecnico che ha lasciato Sassuolo proprio per divergenza di vedute con la società, ha sempre affermato che a Sassuolo le pressioni te le devi creare, non vengono da fuori. Senza scendere in digressioni tecnico-tattiche, è proprio l’assenza di queste pressioni che sta spingendo il Sassuolo verso la mollezza e agli ormai consueti errori individuali che compromettono le partite. Non le ambizioni di giocare in una big: quelle ci sono sempre state e sempre ci saranno (ci auguriamo, altrimenti chissà dove saremmo). Non sorprende che il Sassuolo toppi contro le piccole e faccia la partita della vita contro l’Inter o la Juve di turno: queste sono situazioni che non hanno bisogno di essere stimolate da fuori.
A Sassuolo siamo di bocca buona, abituati a scalare le montagne e non a scendervi. In altre piazze, probabilmente, ci sarebbe stata più clemenza (e supporto incondizionato) in momenti simili. Ma questo non è un buon motivo per non parlare: finché non ci sarà una pressione costante, senza necessariamente instaurare un regime del terrore, ciclicamente torneremo a esprimere questi concetti. Anzi, forse noi in primis nel nostro piccolo dovremmo parlarne anche quando le cose vanno bene, in quei rantoli di orgoglio e di bravura tecnica che questa squadra ha dimostrato di avere. Forza Sassuolo, puoi fare molto meglio di così.