Il Campionato Primavera, viene detto da più parti, ha bisogno di una riforma sostanziale: l’apice della piramide del sistema giovanile italiano non fornisce i giusti mezzi ad un giocatore per sfondare nei campionati professionistici più importanti (Serie A e B). Un mese fa, quindi, la Lega si riunì in un’assemblea che approvò, quasi all’unanimità (soltanto Bologna e Sassuolo votarono contro), la riforma succitata: dai canonici tre gironi con spartizione delle squadre geograficamente, l’idea era dividere le 42 squadre in Primavera A e Primavera B. La A si sarebbe accaparrata le migliori 16 squadre, decise in base al ranking dell’ultimo quinquennio e ai risultati della prossima stagione (la riforma, anche se approvata, avrebbe debuttato dal 2017/2018). Non è un campionato chiuso: proprio come nel professionismo, erano previste promozioni e retrocessioni. Ieri, tuttavia, riferisce La Gazzetta dello Sport, non è andata come tutti si aspettavano finisse.
Se Bologna e Sassuolo, manifestando il proprio dissenso già a inizio maggio, hanno ragionato sulla natura stessa della riforma, senza fare calcoli riguardo all’eventuale collocazione, altre società, come ben spiegato sulla Rosea, hanno cambiato idea in questo mese e mezzo di tempo. E così, dei 16 voti necessari all’approvazione, ne sono stati raccolti soltanto 14: a Bologna e Sassuolo si sono uniti Crotone, Pescara, Sampdoria, Napoli, Genoa, con Palermo astenuto e Frosinone assente dalla votazione. Si è persa un’opportunità di riformare il Campionato Primavera: chissà tra quanto verrà programmata la prossima assemblea di Lega per discutere del futuro del campionato Under 19 italiano. Stiamo dando la colpa al Sassuolo di questo rinvio? Nient’affatto: se il voto neroverde è stato negativo, un motivo c’è. Non basta che sia indicata la parola riforma: va analizzata la riforma stessa nei suoi pregi e difetti, non indicarla ad occhi chiusi come la panacea di tutti i mali, puntando soltanto sul fatto che la Primavera vada effettivamente riformata. Ad esempio, l’idea è una Serie A a 16 e due gironi di B a 13: non saranno, a loro volta, poco competitivi e utili, questi due gironi? A noi ci sembra più utile, per le squadre piccole, gareggiare anche con squadre forti per migliorare; in questo modo, invece, si favoriscono soltanto le squadre già forti e, soprattutto, le squadre che occupano gli ultimi posti della Serie A, che giocano invece in un campionato molto formativo.