martedì , 21 Gennaio 2025
Domenico Berardi carnevali
foto: sassuolocalcio.it

Querelle Berardi: se oggi non parti è per quel rinnovo a vita che hai firmato

Per un paio di giorni buoni il Sassuolo è stato al centro dell’attenzione per una faccenda alquanto singolare. Domenico Berardi, giocatore simbolo del Sassuolo, con 11 campionati da professionista più un altro paio nelle giovanili, recordman di presenze e di gol, ha deciso di mettersi di traverso. Tutto per tutto, muro contro muro. Dalle parole ai fatti. Le parole, quelle pronunciate l’1 agosto alla presentazione della squadra (ma anche prima); i fatti, ovvero l’autoesilio indetto da ormai dieci giorni. Sciocchi noi a credere alla motivazione ufficiale della nascita del figlio.

Andiamo dritti al punto: Berardi non ne esce bene a livello di immagine. Se proprio qualcuno doveva metterlo ai margini del gruppo, tra i fuori rosa, quello doveva essere Dionisi. Per lavorare con chi è a Sassuolo per restare, i famosi giocatori motivati su cui Dionisi martella una dichiarazione sì e l’altra pure. Berardi a Sassuolo è una sorta di semidio (non per tutti, va detto) e gli si perdona tutto, lo si difende a priori dagli attacchi esterni: in primis i tifosi, intorpiditi come se dovessero giustificare il comportamento della persona amata, anche quando tale condotta è ingiustificabile. Gli errori di Berardi si fermano qui, oltre alle uscite pubbliche di cui abbiamo già parlato in questo editoriale. Anzi, forse anche aver perso quei numerosi treni passati in carriera e che i compagni, da Raspadori a Frattesi passando per Scamacca e tanti altri ancora, hanno colto. Per il resto, nessuno può rimproverargli il desiderio di cambiare aria e di ambire alle coppe europee.

Ad aver sbagliato è anche l’entourage di Berardi, con lo storico agente Simone Seghedoni affiancato da Edoardo Crnjar. È da anni che Berardi vuole lasciare Sassuolo ed è da anni che puntualmente non ci riesce, e non è soltanto per la penuria di offerte. L’estensione di contratto fino al 2027 di appena dodici mesi fa non è stata una rapina a mano armata ordita da Carnevali e Rossi. Può essere letta come una forma di ringraziamento al Sassuolo, per permettere al club emiliano di monetizzare dalla cessione del fantasista calabrese: ma è proprio per questo che Carnevali adesso può far leva su un contratto con altri 4 anni rimanenti anziché uno solo (la precedente scadenza era al 2024). Se un rinnovo “danneggia” il tuo assistito, l’errore è anche tuo: troppa confidenza nel riuscire a piazzare il giocatore? O nel piegare la rettitudine di Carnevali, facendone l’ostaggio della volontà di agente/giocatore come accade sempre più spesso? La valutazione sarebbe stata sensibilmente diversa, non poteva essere altrimenti. Per fare un esempio: se Rogerio fosse andato in scadenza nel 2027 anziché nel 2024, pensate che Carnevali lo avrebbe ceduto a 5,5 milioni o a una cifra superiore? Ai posteri l’ardua sentenza, noi un’idea ce l’abbiamo.

Berardi-Juve: Carnevali non si piega

Veniamo appunto al ruolo di Carnevali, non secondario in questa faccenda. L’Amministratore ha dimostrato ancora una volta che il Sassuolo non usa due pesi e due misure. Vuoi un giocatore? La valutazione è tot, sono disposto a venirti incontro ma alle mie condizioni. Altrimenti, tanti saluti e avanti il prossimo. Questa è la verità, checché ne dicano i tifosi da tastiera che piangono a turno millantando regali a destra e a manca alle società che guarda caso non supportano. Adesso è il turno degli juventini, di certo non memori dell’affare Locatelli che è l’esempio più lampante del “venirsi incontro” carnevaliano. La Juve ha tutto il diritto di fare le proprie valutazioni, di abbandonare il tavolo delle negoziazioni una volta capito che non poteva piazzare Soulé o Iling Junior a 10/15 milioni l’uno. Ma lo ha fatto arrecando un danno al Sassuolo, trovando l’accordo con Berardi e dandogli un motivo (si fa per dire) per disertare gli allenamenti. L’articolo 95 bis, comma 1 punto B delle NOIF recita che sono vietati contatti o trattative tra società e calciatori senza autorizzazione scritta della società titolare del contratto: una norma tra le più bistrattate, ma pur sempre una norma.

E un’unica misura, Carnevali, l’ha adottata anche nel rapporto con il giocatore, per quanto importante egli sia. Alfredo Pedullà ha sentenziato che per un’icona come Berardi, che ha garantito la salvezza tutti gli anni e anche i diritti televisivi, il Sassuolo non avrebbe dovuto fare le pulci sul milione in più o in meno. E’ un punto di vista interessante, ma giova ricordare che il Sassuolo ha remunerato a dovere Berardi con uno stipendio fuori dal tetto ingaggi fissato per la squadra. Berardi e poi tutti gli altri, insomma. Inoltre, “svendere” Berardi ad una cifra inferiore al proprio valore avrebbe creato un precedente e lanciato il messaggio che il Sassuolo è malleabile a proprio piacimento. Oltre ad appesantire il bilancio, messo a posto in massima parte da operazioni di mercato di questo tipo.

Condividiamo la linea di Carnevali: la valutazione di 30 milioni è congrua al rendimento di Berardi a Sassuolo. In un mondo – anzi un circo, per usare le parole di Dionisi – in cui i prezzi sono letteralmente esplosi, un giocatore da oltre 110 gol in Serie A può tranquillamente valere quella cifra. Che poi la valutazione possa non essere congrua all’eventuale rendimento di Berardi in una squadra diversa dal Sassuolo, è comprensibile ed è il principale freno per le acquirenti che si sono affacciate nel corso degli anni. Il micromondo Sassuolo è una variabile da non sottovalutare, per Berardi come per numerosi altri giocatori che hanno fatto faville in neroverde e non sono riusciti a confermarsi altrove. Ma tant’è: gli affari si fanno in tre e finora non si è mai raggiunto un accordo che soddisfacesse tutte le parti in causa.

Alla mente tornano casi celebri di cessioni arrabbiate, come fu con Morgan De Sanctis dall’Udinese al Siviglia e Francelino Matuzalem dallo Shakhtar Donetsk al Saragozza (ma la possibilità si era palesata anche nei casi Montolivo-Fiorentina e Lewandowski-Bayern Monaco). I primi due si avvalsero dell’articolo 17 del regolamento FIFA sullo status e i trasferimenti internazionali dei calciatori, seguito alla sentenza Webster. In pratica, un calciatore che ha superato i 28 anni può svincolarsi dopo due anni di contratto (tre dall’ultimo rinnovo), ma solo per trasferirsi all’estero, almeno per i 12 mesi successivi.

In questo caso si pagherà un indennizzo al club calcolato in base allo stipendio percepito dal giocatore, agli anni di militanza nel club e alla sua età. Ma un indennizzo basso che Berardi potrebbe quasi pensare pagarsi da solo, alla fine della prossima stagione. A costo di andare a giocare in un club straniero e di rovinare per sempre la storia d’amore con il Sassuolo. E sempre con il rischio che i tribunali sportivi non intervengano per correggere il tiro. Perché vi diciamo questo? Perché, se la stagione scorsa Mimmo non avesse rinnovato con il Sassuolo, quest’anno avrebbe potuto avvalersi dell’articolo 17 (il rinnovo al 2024 è datato 23 ottobre 2019), lasciando il Sassuolo un anno prima della scadenza.

Se Berardi vuole rimanere in auge per una big (e per la Nazionale, discorso da non sottovalutare) deve continuare a giocare e a fare bene: come Carnevali, siamo sicuri che Mimmo tornerà in campo a dipingere calcio come sa fare.

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Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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