Non si dà una grande notizia affermando che la Roma è più forte del Sassuolo. Anche con Totti in panchina e priva di Ljajić, la compagine di Garcia puntava ovviamente al bottino pieno a Reggio Emilia. Ma per contro, la Roma di questo periodo non è la miglior Roma, quella che si poteva ammirare lo scorso autunno nei preliminari di Champions League e che sembrava in grado di poter insidiare lo strapotere juventino nelle parti alte della classifica. I giallorossi, reduci da una serie di risultati non brillanti, erano considerati in crisi. Ma tutto questo non è bastato, al Sassuolo, per invertire la tendenza negativa degli ultimi incontri.
De Rossi e compagni hanno fatto bottino pieno trovandosi la strada in discesa a causa, in primo luogo, di una distrazione difensiva nei primi minuti costata, manco a dirlo, carissima. E pensare che in quel momento, l’avvio dell’incontro, il Sassuolo sembrava avere un piglio diverso da quello mostrato (o non mostrato?) nella recente batosta di Verona. Inspiegabilmente, al centro dell’area Doumbia si è trovato a dover duellare di testa Sansone: non un gigante (il soprannome “folletto” la dice lunga), ma soprattutto non un difensore. E gol fu.

Gran parte della prima frazione di gara, salvo gli ultimi minuti, non è stata convincente: il centrocampo è apparso confuso e le punte hanno faticato troppo a trovare spazi. Forse Di Francesco ha strigliato per bene i suoi nell’intervallo, perché al rientro dagli spogliatoi la spinta è stata decisamente più decisa e la prestazione globalmente più che sufficiente. Si è rivisto Zaza, che pur non arrivando al gol ha dato il suo contributo pur partendo dalla panchina, e questo è un bene. Non si può dire altrettanto, purtroppo, della difesa a tre che da alcune partite il mister è pressoché costretto a schierare. Pur lottando su ogni pallone, il reparto ha commesso un errore madornale sul terzo gol, consentendo a un tale Gervinho, per chi non lo sapesse noto per la sua velocità sulla fascia, di seminare il panico fin dentro l’area per poi fornire l’assist per la terza rete che ha chiuso ogni discussione
Sabato sera arriva il Palermo, e qui si potrebbe riprendere la litania del “reagiamo”, “ripartire si può”, “rialzare la testa”. Stavolta no. Stavolta ci chiediamo se davvero non sia tutta una tattica per ricordarci che tifare Sassuolo significa soffrire e soffrire fino all’ultima giornata. Forse si vuole replicare il film dello scorso anno, con le ultime giornate di palpitazione a mille e salvezza solo alla penultima giornata? Il girone d’andata ci aveva illuso e poco conta il fatto che i punti di distacco dalle penultime, Cagliari e Cesena, rimangono 12. Nella seconda parte del campionato i neroverdi hanno avuto un andamento da retrocessione piena, inutile nasconderlo. Quindi prima di pensare agli uomini di Iachini, altro avversario senza dubbio non facile, bisogna capire chi siamo e dove andiamo. E dove vogliamo rimanere, ovvero in massima serie.
di Massimiliano Todeschi