Intervistato da Laura Barriales di Total Italia Football per la pagina Facebook della Serie A Tim, l’autore del gol contro il Chievo Alessandro Matri si è raccontato a tutto tondo.
L’attaccante del Sassuolo ha descritto la sua carriera, in particolare le esperienza al Milan e alla Juventus: “Mi aspettavo di più dalla mia avventura al Milan. Non ho fatto bene e non sono soddisfatto. Mentre per quanto riguarda il mio periodo alla Juventus, sono orgoglioso di quanto fatto. Credo che il più bel ricordo di me lo avranno alla Juve, anche perché è la squadra con la quale ho vinto e ha tanti tifosi”.
Ha poi descritto brevemente ogni squadra per la quale ha giocato: “Il Milan è il mio rimpianto. Il Cagliari è la squadra dove mi sono fatto conoscere, dove sono cresciuto. La Juventus è dove mi sono confermato e ho vinto. La Fiorentina è stato un tentativo di rilancio non riuscito. Con il Genoa sono stati sei mesi importanti, un mio piccolo riscatto dove ho fatto bene. Un anno importante quello alla Lazio, non ho fatto benissimo ma è nata mia figlia e la ricorderò sempre come un’annata speciale. Con il Sassuolo è una nuova avventura, una seconda giovinezza. Ho voglia di mettermi in discussione e di giocare“.
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Il numero 10 neroverde ha poi ricordato la grinta di Antonio Conte: “Ha una voglia matta di vincere, basa tutto sul lavoro. Fuori dal campo non si risparmia la battuta, ma in partita vuole il 110% da tutti. E riesce a tirartelo fuori. Il gol più importante della mia vita è quello servito alla vittoria della decima Coppa Italia della Juventus”.
Nella sua carriera, anche un record importante: “A Cagliari ho eguagliato il record di Gigi Riva: far gol in sette partite consecutive. Mi ha reso orgoglioso il parallelo con Riva, storia del Cagliari e del calcio”.
Infine, qualche ricordo e considerazione personale: “Ho iniziato con il ciclismo perché mio padre era presidente della squadra del paese. Con il passare del tempo iniziava a diventare troppo faticoso e io avevo voglia di giocare a pallone e stare con i miei amici. All’età di otto anni ho abbandonato il ciclismo per il calcio – fortunatamente. Diventare papà mi ha tolto qualche ora di sonno ma mi ha responsabilizzato. Quando uno ha delle responsabilità fuori dal campo, se le porta anche in partita e negli atteggiamenti che deve tenere”.
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