martedì , 20 Maggio 2025
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foto: sassuolocalcio.it

Laurienté a Sportweek: “Sono nella mia miglior stagione. E sul coro dedicato…”

Armand Laurienté è uno dei protagonisti dell’edizione di Sportweek in edicola oggi. Il francese ha parlato non solo di calcio ma anche di : potete trovare l’intervista completa su SportWeek, in allegato a La Gazzetta dello Sport di oggi.

Sapevi del motivetto di cui sopra?
“Sì. Ho anche incontrato l’autore, lo youtuber Francesco Minutella, alla fine della nostra ultima partita casalinga contro lo Spezia. Mi ha detto che ha composto anche per altri, anche più famosi di me come Kvara, ma io lo avevo colpito. Se i tifosi del Sassuolo hanno imparato le strofe? Minutella ha appena messo la canzone su TikTok, spero di sentirla presto cantare dalla curva. Sarebbe il primo coro dedicato”.

In un’intervista a Hebdo hai detto: “Bisogna credere in se stessi”. Tu non hai mai avuto dubbi sulle tue capacità, neanche quando stentavi a emergere?
“Il momento del dubbio arriva. Quando non giochi, quando fai fatica perché non sei in forma. Ma c’è sempre una prova che ti permette di recuperare fiducia in te stesso. Fin da piccolo ho pensato di avere le qualità per fare qualcosa di buono nel calcio ed è stato proprio nei giorni difficili che più ho creduto in me. Con quelle parole a Hebdo spero di ispirare i bambini della Guadalupa, l’isola da cui arrivano i miei genitori. È vero che sono nato in Francia ma, se ce l’ho fatta io, possono farcela anche loro, che pure vivono in un posto che sembra lontano da tutto. Le mie origini non mi hanno creato problemi nel calcio e nella vita: non ho mai trovato barriere che si frapponessero tra me e le mie aspirazioni. Se hai qualità e voglia, in Francia nessuno ti mette i bastoni tra le ruote, da qualunque parte tu provenga”.

lauriente sportweek
foto: sassuolocalcio.it

Tutti dicono che il campionato italiano sia il più difficile tatticamente, ma, a vederti in partita, sembra il tuo da sempre.
“Non ho avuto molto tempo per studiare: appena arrivato sono stato messo in campo. Ho la fortuna di giocare in una squadra che esalta le mie qualità: velocità e uno contro uno. Dionisi mi ripete di andare avanti. Vuole che provi a saltare il difensore. Il dribbling per me è una possibilità. Quando non c’è il passaggio immediato, ho la possibilità di cercarlo attraverso un dribbling. Ma non è un obbligo”.

Però ti piace puntare l’avversario…
Sorride: “Oh, sì. Guardo come si muove il difensore, dove va, e poi, oplà, scarto dall’altra parte”.

Giochi a sinistra come Kvaratskhelia e Leao. Cosa ti piace di loro?
“Sono efficaci. Guardandoli si capisce come conoscano i propri punti di forza e sappiano esaltarli, nascondendo invece le debolezze. Sono i due migliori esterni della Serie A. Per arrivare al loro livello, devo aumentare la mia efficacia. Ma sono appena arrivato: ho ancora del tempo. E io? In questa stagione, che è già adesso la migliore della mia carriera, sto cominciando a capire cosa sfruttare per fare la differenza in campo. Il dribbling, per esempio: non fine a se stesso, ma per arrivare all’assist o al tiro. Perché sono nella mia miglior stagione, alla prima fuori dalla Francia? Ci ho pensato e non so dare una risposta. Forse, semplicemente, ognuno ha una propria strada da percorrere, e io sono arrivato all’età giusta nel posto giusto”.

Laurienté: “A 13 anni in stanza con Mbappé. E sulle punizioni…”

A 13 anni eri a Clairefontaine, il centro tecnico federale da cui escono i migliori talenti calcistici francesi. Tuo compagno di stanza, Kylian Mbappé. Di cosa parlavate, la sera in camera? Dei vostri sogni e delle vostre aspirazioni?
“Non si parlava tanto del futuro, ma degli allenamenti, delle partite, di calcio in generale… Lui era un grande fan di Cristiano Ronaldo. E si parlava della scuola. Mbappé aveva voti migliori dei miei. In campo era già avanti rispetto a tutti, si vedeva che sarebbe diventato un grande. Giocavamo in squadre diverse, ma per me era ed è una fonte di ispirazione. Soprattutto perché al talento naturale ha unito tanto, tanto lavoro per arrivare al livello in cui è oggi. Siamo finiti in stanza insieme perché avevamo fatto uno stage a Rennes. Ci siamo conosciuti là, ci siamo ritrovati a Clairefontaine e, quando è arrivato il momento di assegnare le camere, ci siamo guardati e abbiamo detto agli istruttori: noi due stiamo insieme. Non ci sentiamo più ma, se ci incontrassimo, sono sicuro che ci abbracceremmo”.

Chi è stato invece il tuo idolo?
“Erano due: Ronaldo il Fenomeno e Robinho. Il primo non ho avuto modo di vederlo tanto, sono andato a recuperare qualche suo video. Mi piaceva per un motivo semplice: con la palla sapeva e poteva fare qualunque cosa. Robinho mi piaceva invece perché era un giocatore di livello pur essendo piccolino fisicamente. E io, quando stavo a Clairefontaine, ero alto appena 150 centimetri…”.

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In un aspetto del gioco sei certamente più forte tu: le punizioni. Dalla stagione 2022-21, nei cinque principali campionati europei, tu e Messi avete lo stesso numero di gol, 5, e solo un giocatore, Ward-Prowse del Southampton, ne ha trasformate di più, 11.
“Davvero?”.

Sì. Il problema, come ha raccontato un tuo ex compagno, è che le tue punizioni dal limite possono finire indifferentemente nel “sette” a 200 all’ora o nel parcheggio esterno dello stadio. E pare non si contino le teste delle sagome in barriera mozzate dai tuoi tiri.
Ride: “È vero. Succede ancora oggi. Il fatto è che ci metto molta forza. Basta che ci sia una minima differenza nella postura del corpo o del piede, e il pallone, invece che in porta, finisce nel parcheggio”.

Al Sassuolo le tira anche Berardi. Vi siete sfidati a chi ne segna di più?
“No. E comunque, ce le dividiamo senza problemi: lui quelle da destra, io quelle da sinistra”.

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Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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