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VAR ovvero Video Assistant Referee, in questi giorni non si è parlato d’altro, il debutto della nuova tecnologia nella prima giornata di campionato ha risolto diverse situazioni complicate, ma non sono mancate le polemiche, come nel caso di Bologna-Torino dove a sorpresa lo speaker del Dall’Ara, a partita in corso, annuncia che la Var non era funzionante (è stata ripristinata poi a un quarto d’ora dal termine della gara), giusto in tempo per far infuriare Mihajlovic per la scorretta interpretazione di Massa che ha fermato l’azione che ha portato in gol Berenguer.
Si è parlato molto di Var e se ne parlerà ancora tanto. Uno dei primi dubbi che ha attanagliato tutti i tifosi è stato: si dice il Var o la Var?
Si è subito dato per scontato che l’articolo corretto fosse quello femminile, quindi “la var”, ma il Corriere della Sera per togliere ogni dubbio ha intervistato Marco Biffi responsabile del sito web dell’Accademia della Crusca. La risposta di Biffi ha spiazzato tutti: “Essendo l’acronimo di Video Assistant Referee è più corretto il maschile, anche perché la traduzione in italiano sarebbe ‘assistente video dell’arbitro’. Le sigle prendono il genere dal nome che ne esplicita il significato, in questo caso ‘assistant’, quindi ‘assistente’. Inoltre, in italiano, quando le parole vengono dall’inglese, hanno sempre il maschile perché assolve la funzione del neutro“.
Quindi secondo la Crusca sarebbe corretto utilizzare la forma maschile, ma non rappresenta un errore neanche utilizzare il femminile, in quanto si potrebbe utilizzare il termine “la var” se ci riferiamo alla tecnologia.
L’unica cosa certa è che con il var ne vedremo delle belle.
