giovedì , 30 Novembre 2023
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foto: Sassuolo Calcio

La solitudine del numero uno: forza Andrea, siamo con te!

Partiamo da un presupposto: l’errore di Consigli nella gara con l’Hellas Verona è gigantesco. Ma anche lui lo sa e non ha problemi ad ammetterlo. Anzi, probabilmente nello spogliatoio si è già scusato con i compagni perché lui è uno dei leader di questa squadra e sa benissimo che quella situazione si poteva gestire meglio. Ma non è questo il punto che voglio toccare in questo editoriale. Chi scrive è stato un portiere, seppur nelle categorie giovanili inferiori, ma sa cosa significa essere protagonista di un episodio del genere.

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L’ultimo baluardo

Sbagliare è umano. Può capitare. È capitato a tutti almeno una volta. Il problema, però, è che quando a sbagliare è il portiere tutto diventa molto più amplificato. Perché fa niente se la squadra sbaglia cinque nitide occasioni da gol, ciò che verrà ricordato di quella partita sarà per sempre l’errore del portiere. Sia chiaro, se sbaglia è giusto dirlo. Ma nella valutazione dell’errore ci sono sempre due pesi e due misure. Com’è capitato ieri a Consigli poteva capitare a qualsiasi altro calciatore del Sassuolo: la sostanza non sarebbe cambiata. Purtroppo, però, quello del portiere è un ruolo delicato: se i dieci giocatori di movimento possono sbagliare, a te non è concesso. Sei l’ultimo baluardo che può salvare il risultato: se non succede, la colpa è tua.

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“Siete dei venduti”

Purtroppo, però, ieri sera non ci è solo limitati a criticare Consigli per l’errore. “Spero che ti svegli freddo”, “Sei un venduto” ha scritto qualche genio nei profili social del portiere neroverde. Ieri sera è stata addirittura messa in discussione la regolarità della partita. “Vi siete venduti la partita, buffoni!” ha scritto qualcun altro. Roba da pazzi. Accusare una società che fino a qualche mese fa era in lotta per la salvezza e che nel 2023 è stata una delle squadre con il miglior rendimento. Perché poco importa elogiare il merito di chi ha sempre lavorato bene, l’importante è buttare addosso il fango dopo una partita finita in maniera rocambolesca. Chi ha proferito insulti del genere, tra l’altro scrivendoli anche in pubblico, non è un tifoso e non può stare nel mondo del calcio, un ambiente già troppo malato di suo. Ci direte che questi pseudotifosi sono pur sempre una minoranza, che vanno lasciati nella loro brodaglia: ma se non siamo noi come giornalismo a condannare questi fatti, chi ci assicura che in futuro la situazione non peggiorerà ancora?

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Riguardo Martino Cozzi

Appassionato di calcio sin da piccolo. Ha trovato in Canale Sassuolo la redazione su misura per lui nella quale poter coltivare il suo sogno: vivere raccontando il gioco più bello del mondo!

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