domenica , 16 Marzo 2025
d'andrea catanzaro
foto: sassuolocalcio.it

Esordio di D’Andrea, parla Stefano Cirillo della Scuola Calcio Azzurri: “Ha vinto la Lotteria”

La redazione di Gianluca Di Marzio ha intervistato Stefano Cirillo, direttore tecnico della Scuola Calcio Azzurri ed allenatore nelle giovanili di Luca D’Andrea, esterno classe 2004 che ha esordito sabato in Torino-Sassuolo 0-1. Adesso impegnato in Polonia con la Nazionale Under 19, D’Andrea ha mosso i primi passi nella scuola calcio che ha lanciato nel professionismo, tra gli altri, Alfredo Savino nel 1997, Alfredo Donnarumma nel 2018 e Gabriele Corbo nel 2019.

“La legge dei numeri dice che non arriva nessuno in Serie A. Ai genitori che sognano un futuro in Serie A per i propri ragazzi, dico sempre: «Voi avete la stessa possibilità di vincere la Lotteria Italia. Quando comprate il biglietto, come fate a pensare che quello vincente sia proprio il vostro? È impossibile». E invece no, perché poi qualcuno ci arriva. Quando arriva quel ragazzino su un milione ti fai mille domande. Cos’aveva lui di diverso? Com’è stato possibile? È meraviglioso quando succede. Questo traguardo lo ha raggiunto chi ha mostrato una passione smodata, folle per questo sport. Questo vale per tutti gli sportivi, anche per i Marcell Jacobs o i Gimbo Tamberi. La passione folle per il calcio la noti se un ragazzo decide di allenarsi un’ora in più o prima o dopo rispetto al programma”.

“Abbiamo visto che in queste settimane ha seguito la squadra ed era andato in panchina, anche con la Juventus. Ma non ci aspettavamo mica potesse partire titolare. Bravo e coraggioso Dionisi a schierarlo, per cambiare il calcio in Italia ci vorrebbero venti Dionisi.

dionisi dopo torino sassuolo
foto: sassuolocalcio.it

“Quando allenavo D’Andrea io e quella squadra avevamo un motto: ripetevamo e gridavamo «fame, fame, fame». Lo urlavo anche in partita ai miei ragazzi, quando intendevo chiedergli di più”.

“Mio padre, che aprì la scuola calcio, diceva che per arrivare in alto non contava solo arrivare al campo e fare bene la domenica: era dalle ore nel cortile che si imparava a giocare a calcio, quelle ore extra lì. Mio padre ai ragazzi insegnava la disciplina, l’educazione, ma il cortile era fondamentale. D’Andrea era questo ragazzo qui, giocava dove e come poteva e, come lui, Talia, Corbo, Donnarumma o Savino prima di lui”.

Guardando D’Andrea, gli scout si chiedevano spesso: «Ma quel tunnel e quel sombrero quanto mi devono costare?»“Lui è sempre stato trasportato da quella folle passione di cui parlavamo. Guai a sbagliare un rigore, a mandare fuori un tiro. Piangeva, si arrabbiava, era una furia. Per lui ogni partita valeva la Coppa del Mondo.

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Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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