Alessio Dionisi, allenatore del Sassuolo, è stato intervistato dal Corriere dello Sport: queste le dichiarazioni integrali del tecnico toscano, pubblicate sull’edizione di ieri del quotidiano romano.
Su Mourinho: “Nel 2004, quando Mourinho vinceva la Champions con il Porto, giocavo difensore nel Voghera in Serie D; nel 2010, l’anno del Triplete con l’Inter, vincevo il campionato di Serie D con la Tritium. Mi farà un bellissimo effetto ritrovarmelo davanti domenica, Josè ha segnato la storia del calcio e, quando smetterà, lascerà una traccia indelebile. Ha un grande carisma e indubbie capacità, uno dei migliori allenatori del ventunesimo secolo. In questi anni mi è capitato spesso di incontrare allenatori più esperti: fortunatamente non sarà Dionisi contro Mourinho, ma Sassuolo contro Roma. Non lo avrei mai pensato possibile, e invece non vedo l’ora di stringergli la mano”.
Dionisi sulla Roma: “Temo le loro individualità e la voglia di sacrificarsi. Per noi non sarà facile perché avremo di fronte anche il pubblico dell’Olimpico: quel tifo dovrà essere per noi un bello stimolo e non dovrà condizionarci in negativo come è un po’ successo a Verona. Abraham per Dzeko? Sono entrambi due grandi bomber: l’inglese è un vero finalizzatore, abile nell’attaccare l’area avversaria, e l’età è dalla sua parte. Se toglierei lui alla Roma? Poi giocherebbe Shomurodov! Meglio non dire nessuno e misurarci con la Roma così com’è, ovvero una squadra forte che disputerà un campionato di alto livello. Sarà complicato, ma non saremo le vittime sacrificali. Favorita per lo scudetto? Mi piacerebbe dire Atalanta, ma credo che l’Inter sia la prima candidata insieme alla Juventus”.

Dionisi sul Sassuolo: “I valori fisici e tecnici delle sette sorelle sono superiori. In partita secca può succedere tutto, ma a fine stagione solitamente i valori emergono. Noi abbiamo ceduto Caputo, Locatelli e Marlon e ad oggi non sappiamo dove collocarci in classifica. Sicuramente siamo sotto quelle sette: sarà il campo a dire quale posizione meritiamo, dall’ottava in giù. Abbiamo iniziato bene, ma è presto per dare giudizi”.
Sui neroverdi in Nazionale: “Il tridente Made in Sassuolo Berardi-Scamacca-Raspadori è una bella cosa per il Sassuolo e per l’Italia: vuol dire che in Nazionale non ci si arriva solo giocando con le big. Vederli tutti e tre insieme in campo è stato un vanto per il club e deve essere uno stimolo per i ragazzi. Raspadori? Il suo gol non mi stupisce. Ora inizieranno a parlare tutti di lui, ma Giacomo non cambierà atteggiamento perché il ragazzo è più forte del calciatore. Che sia bravo si vede da come tocca il pallone, da come vede la porta, dalla sua duttilità e continuità, ma quando lo conosci capisci che persona è”.
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Su Berardi: “In Svizzera con la Nazionale ha giocato e non mi aspettavo durasse così tanto. Ora rientra da noi con entusiasmo e lo accoglierò a braccia aperte contando di rivedere il vero Berardi. Per il Sassuolo è stato un giocatore determinante e dai primi allenamenti ho capito che potrà esserlo ancora in futuro”.
Su Scamacca: “Deve trovare continuità nella gara e nella stagione. Ha doti individuali importanti, è un bravo ragazzo e da quando è arrivato si è applicato molto. Mi aspetto tanto da lui. Lui sapeva di avere la mia fiducia anche da prima che Caputo venisse ceduto. Ciccio è partito perché c’erano attaccanti giovani e bravi, e perché tutte e tre le parti erano d’accordo”.

Sull’eredità di De Zerbi: “E’ più una responsabilità che un peso, perché lui ha lavorato qua tre anni, ha fatto bene e ha permesso a molti giocatori di crescere. La società mi ha permesso di allenare un gruppo con una grande impronta e io voglio dare continuità, ma non sono De Zerbi. Qualcosa di diverso ci sarà. I tecnici a cui mi ispiro? Quelli che mi hanno allenato, perché li ho conosciuti meglio. Vecchi alla Tritium mi ha dato molto, ma ho imparato anche da Marino. Sono felice della gavetta che ho fatto per arrivare fin qui, ho giocato e allenato in Serie D e mai avrei pensato di arrivare in Serie A in così poco tempo. Se ci sono riuscito, è merito dei dirigenti e dei giocatori che ho incontrato. Se fossi partito da più in alto, magari avrei commesso errori. Adesso, invece, in Serie A non mi sento fuori luogo, soprattutto perché ci arrivo dopo aver vinto la Serie B con l’Empoli”.
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Sull’Empoli: “Ripenso sempre agli azzurri con affetto: se sono diventato l’allenatore del Sassuolo è anche grazie a quanto fatto lì. Può succedere che dopo un addio i rapporti non siano idilliaci, ma il tempo mette a posto le cose se ci sono persone vere. Non mi sono lasciato male con l’Empoli, anche se l’ultimo ricordo della gente non è positivo”.
Dionisi su se stesso: “Sono una persona tranquilla, che ama passare il tempo con le persone a cui vuole bene. Guardo calcio in tv, di tutte le categorie: si può rubare qualcosa di interessante sia in D che in A. Tatuaggi? Ho trovato il coraggio di farmi il primo tatuaggio a 25 anni: non ne ho molti, ma quelli che ho ricordano momenti significativi della mia vita, dal nome di mia figlia Giorgia a quello dedicato alla vittoria del campionato con la Tritium: non per il risultato in sé, ma per il gruppo che eravamo”.