Sassuolo-Milan è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: un vaso che però, per definizione, era già pieno. Su tanti episodi è stato chiuso un occhio e forse anche due, si è data la possibilità di rimediare ai propri errori o quantomeno fare ammenda. Ma adesso, a bocce ferme, con un’altra stagione andata in archivio, è l’ora di farsi sentire. Non può continuare ad esserci questo distacco tra società e supporters neroverdi, soprattutto con i rappresentanti del tifo organizzato come il Sasol Club, con cui abbiamo fatto una chiacchierata riassumendo gli ultimi anni di tifo a tinte neroverdi. Cos’è che è andato storto in Sassuolo-Milan? Si farebbe prima a rispondere alla domanda opposta, ovvero cosa non è andato storto. Del risultato in campo, signori miei, ci interessa il giusto: non è questo il punto del discorso.
Partiamo dai prodromi: la vendita dei biglietti. Una vendita che giocoforza è stata dominata dalla stragrande maggioranza di tifosi rossoneri, come prevedibile. E se il Sassuolo può crogiolarsi sull’incasso da capogiro (1.083.104 euro, record all-time al Mapei Stadium), lo stesso non può fare per il secondary ticketing, che ha imperversato a destra e a manca senza alcun ostacolo. La società ha attivato per l’occasione una prelazione riservata agli abbonati, che hanno avuto la possibilità di acquistare fino a quattro biglietti in Tribuna Sud. Abbonati di qualsiasi settore, vale la pena ricordare: se un abbonato in Tribuna Est voleva portare un amico o un parente allo stadio, doveva spedirlo in curva.

Sul momento, anche noi abbiamo elogiato questa azione, mossa senz’altro dalla volontà di non far andare sold-out in un istante l’intera curva con esclusivamente tifosi rossoneri e non neroverdi. Peccato che questa mossa si sia rivelata un clamoroso autogol che ha trasformato gli abbonati stessi in bagarini. Non esenti da colpe, ovviamente, perché non si sono tirati indietro nel lucrare sulla propria squadra; ma comunque ingiustamente caricati dalla società di tutta la responsabilità. Per non parlare poi di chi ha fatto il cambio nominativo dell’abbonamento facendosi pagare lautamente in nero: i tifosi milanisti hanno avuto vita facile a fare la Sassuolo Card e contestualmente ad intasare qualsiasi canale di comunicazione del Sassuolo, alla ricerca di un abbonato generoso (l’abbonato? O l’acquirente di rossonero vestito?): ne sappiamo qualcosa anche noi in redazione. La società doveva semplicemente impedire il cambio nominativo e non ci avrebbe rimesso un soldo.
E’ chiaro che la curva del Mapei Stadium, con i suoi 5mila posti di capienza, è sproporzionata rispetto al bacino di tifo del Sassuolo: non lo scopriamo di certo oggi, e su questo possiamo fare ben poco. Anzi, in realtà qualcosa la società poteva fare: ad esempio, annunciare l’addio al calcio giocato di un certo Francesco Magnanelli prima dell’apertura della prevendita, e non a sold-out acquisito. Una motivazione, questa, che per molti tifosi sarebbe stata senz’altro sufficiente per accorrere allo stadio. La volontà spasmodica della società di far sapere le cose all’ultimo momento, però, ha prevalso anche stavolta.
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Con i Sasol si è parlato di dividere la curva Sud del Mapei in due con una barriera: un’ipotesi che senz’altro garantirebbe l’azzeramento di schermaglie, sia verbali che fisiche, schermaglie che condanniamo ma che è fisiologico ci siano, quando la misura è colma come nel caso di domenica. A livello di immagine, una barriera sarebbe un danno per la società: un po’ come rassegnarsi che quelli siamo, e crescere non possiamo. Dall’altro, però, quei pochi tifosi (spesso colpevolizzati, a torto) potrebbero vivere l’esperienza dello stadio in maniera più serena: c’è chi domenica ha avuto paura per il risvolto che avrebbe potuto prendere la serata.
Si è parlato anche di unire tutti gli abbonati in un unico settore. Un’ipotesi, questa, più difficile da realizzarsi: molti abbonati hanno pagato per una determinata visibilità e non vedrebbero di buon grado uno spostamento, neppure a fronte di un dovuto rimborso. Si poteva impedire la vendita ai non residenti nelle province di Modena e Reggio, ma senza garanzia di successo: gli occasionali delle big vivono ovunque e sarebbero ugualmente arrivati in massa. Imporre la vendita in curva ai possessori di Sassuolo Card, come ha fatto con noi il Bologna nel derby del 15 maggio? Sì, a patto che non basti recarsi al Mapei Football Center il giorno prima e sottoscriverne una al volo per bypassare il problema. Altrimenti siamo punto e a capo.

Durante la partita, poi, si è visto di tutto. Settori aperti a gara in corso ai non aventi diritto. Invasioni di campo sponsorizzate dagli addetti alla sicurezza (che forse non ci tenevano a ripescare le persone dal fossato dietro la porta). Riserve d’acqua finite prima dell’intervallo in una giornata di caldo torrido. Presenza marginale di steward e poliziotti in curva nonostante l’acclamata presenza di entrambe le tifoserie. Prefiltraggio inesistente che ha permesso a migliaia di persone di stare nelle immediate vicinanze dello stadio (se non di entrarvi sfondando i cancelli). La solita mano leggera quando si tratta di far entrare maglie, sciarpe, addirittura bandiere della squadra avversaria. E sicuramente ci sfugge qualcosa. Si può definire catastrofica la gestione del Sassuolo di questo evento? Noi pensiamo proprio di sì.
E’ giusto che il Sassuolo abbia un occhio di riguardo al bilancio: non è da tutti restare nove anni di fila in Serie A con una tale stabilità. L’altro occhio, però, DEVE puntare verso i propri tifosi, pochi o tanti che siano: c’è chi investe ad inizio anno fior di quattrini per vedere la propria squadra del cuore, chi la segue macinando chilometri in giro per l’Italia senza mai ricevere un’adeguata riconoscenza agli sforzi profusi; c’è anche chi, il voucher per gli abbonati nell’anno della pandemia, ha preferito non usarlo, devolvendolo di fatto alla società. Forse il Sassuolo ha dato per scontata la presenza dei tifosi organizzati allo stadio per concentrarsi su altre fonti di pubblico, scuole calcio affiliate in primis: e va bene anche questo, è giusto che il club si apra più strade possibile.
E’ bene ricordare però che solo fidelizzando con i tifosi che già si ha, si potrà raggiungere altri fan e formare una base più solida di tifo, unita alla continuità di risultati in Serie A fondamentale per attirare i più piccoli negli anni a venire. Questo discorso ti riguarda da vicino, non è vero, Sassuolo Calcio? O è sufficiente riempire lo stadio con chi capita dalle parti del Mapei? Apriti al dialogo, senza asserragliarti nell’impero di giacche e cravatte che, con Sassuolo, ha davvero poco da spartire. Vedrai che non te ne pentirai.