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Fare un commento positivo a Sassuolo-Milan 0-3 non è possibile, anche perché di positivo c’è ben poco. Era il giorno dei rossoneri, lo sapevamo, quello del loro annunciato ritorno alla vittoria dello scudetto. E così è stato.
Il Milan ha vinto segnando tre reti meravigliose (qui gli highlights), ma tutte e tre segnate da clamorosi errori della retroguardia neroverde. Inutile girarci intorno. E se il solito portierone Andrea Consigli ha sfoggiato alcune parate che dovrebbero far interrogare più d’uno (soprattutto qualcuno che fa il commissario tecnico), la macchia di una partita del Sassuolo coi neroverdi ridotti al ruolo di comparse in campo e sugli spalti resta.
E se qualche genio grida ai neroverdi di aver ‘venduto’ la partita non sa di cosa parla (come se poi a Milano la Sampdoria si fosse opposta poi così tanto all’Inter). Semplicemente mancavano le motivazioni. Non c’era altro da giocarsi in questo campionato. Tutti con la testa già a vacanze e mercato. Era tutta una mera formalità.
A livello di classifica questa sconfitta non ha significato nulla se non per il Milan, è vero. E quindi prendiamo quel poco di positivo che c’è e facciamocelo bastare.
Le parate di Consigli, dicevamo. Ma soprattutto il saluto a Federico Peluso e a chi la maglia neroverde ce l’ha ormai cucita fin dentro la pelle. Il capitano dei capitani. L’uomo che più di tutti ha rappresentato questi colori. La serie B, la serie A, la salvezza, l’Europa League. Quest’uomo si chiama Francesco Magnanelli. E di fronte al numero 4 non si può che applaudire. Ora e per sempre.
Chiudiamo tutto e ci vediamo l’anno prossimo. Ma con un capitano in meno.
