articolo a cura di Francesca Veliu.
Dopo la pausa Nazionale, il Sassuolo Femminile è pronto a tornare in campo e lo farà domenica pomeriggio, alle 12.30, quando affronterà il Pomigliano. A pochi giorni dalla gara, mister Gianpiero Piovani ha rilasciato un’intervista al canale Twitch LaFieraDelCalcio.
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Come si trova ad allenare nel calcio femminile?
“Mi trovo molto bene. Sono stato inserito sei anni fa e ringrazio Cristian Peri, che era il direttore sportivo del Brescia e Giuseppe Cesari, che ne era il presidente, i quali mi hanno coinvolto in questo movimento. Sono entrato in punta di piedi, ho cercato di coinvolgere il più possibile queste ragazze, che mi hanno dato una mano nel mio percorso di crescita come allenatore. Io con la mia esperienza da ex giocatore ho cercato di trasmettere a loro qualità tecniche e tattiche a livello di campo”.
Tra Brescia e Sassuolo nel settore femminile c’è qualcosa che l’ha colpita maggiormente? Quanto sta crescendo il movimento femminile negli anni?
“Credo che sia cambiata l’intensità degli allenamenti e l’intensità di tutti i campionati. Nel Brescia avevo una squadra molto giovane, però allo stesso tempo più pronta. Diciamo che dovuto lavorare più a livello tattico rispetto al livello tecnico, mentre nel Sassuolo durante gli anni abbiamo costruito qualcosa d’importante, l’asticella si è sempre alzata. Quest’anno abbiamo cambiato tanto: l’abbiamo fatto di pari passo con la società e d’accordo con loro di far crescere tantissime giovani, però è normale che ci voglia del tempo. Negli ultimi quattro anni abbiamo costruito qualcosa d’importante, soprattutto negli ultimi due dove abbiamo sfiorato la Champions League. Quest’anno, con l’arrivo del professionismo qualche giocatrice ha cambiato squadra, giustamente, poiché erano più ambiziose. Quando le giovani vengono a giocare al Sassuolo sanno di avere molte possibilità perché la società vuole una crescita del calcio femminile. Il calcio femminile è cresciuto molto a livello tattico, ora si lavora a 360 gradi. Dove prima c’erano solo uno o due allenatori svolgere tutto, ora abbiamo: il match analyst, il tattico, il tecnico, il lavoro sulla difesa, il lavoro sul centrocampo e il lavoro sull’attacco. Stiamo andando di pari passo, credo, a quello che è il maschile, ci vorrà tanto tempo, però siamo sulla strada giusta. Nell’ultimo mercato sono arrivate tante straniere, tutte molto brave a livello tecnico, ma c’è da migliorare il livello tattico”.
Vede un cambiamento emotivo nelle calciatrici da quando c’è il professionismo di fatto, anche a livello di serenità personale? Penso alle tutele che mancavano per le calciatrici.
“Penso che sia stato fatto un passo molto importante per quanto riguarda le tutele, come lo è per il maschile deve esserlo anche per il femminile. Per quanto riguarda il cambiamento, ho notato che da tre anni a questa parte le ragazze sono diventate più atlete, hanno una cura spasmodica del proprio corpo, quindi anche a livello fisico sono diventate delle giocatrici vere. Hanno dei fisici molto importanti. La differenza sostanziale con il maschile riguarda solo la forza, poiché per quanto riguarda i gesti tecnici e tattici siamo al pari con gli uomini”.

Che cosa non ha funzionato finora a livello di risultato, nonostante le buone prestazioni?
“Sono contento per quanto riguarda il fattore del gioco. Siamo la miglior squadra per possesso palla assieme alla Roma e la miglior squadra per quanto riguarda la costruzione da dietro per lo sviluppo del gioco. Logicamente, dobbiamo crescere dalla metà campo in avanti. Io e il mio staff abbiamo visto dei miglioramenti, come anche la società. Adesso, ci manca solo una piccola cosa che si chiama vittoria, che per noi è tanto. Non guardo le partite che vado ad affrontare, cerco di lavorare bene durante la settimana e dobbiamo andare in campo per vincere sempre”.
Gli ultimi due pareggi con Como e Inter sarebbero potute essere delle vittorie, visto com’è arrivato il pareggio degli avversari. Possiamo dire che c’è anche una buona dose di sfortuna?
“Non voglio sentire parlare di sfortuna, perché se siamo così è perché ci manca qualcosina: la fortuna dobbiamo guadagnarcela noi. Il lavoro non è allenare le ragazze, ma si tratta anche di convincerle a fare cose che non erano abituate a fare, sia a livello tecnico che a livello tattico, ma anche esternamente dal campo, devono diventare professioniste”.
Sono cambiate le tipologie degli allenamenti che ha proposto negli anni? Come li struttura settimanalmente?
“Più vai avanti con gli anni più ti devi aggiornare, devi cercare di fare uno step in avanti. Dobbiamo aggiornarci anche noi allenatori sulle nuove esercitazioni. Noi lavoriamo tanto sui possessi palla, facciamo sia il lavoro a secco sia con la palla. Ci stiamo avvicinando a quelli che sono gli allenamenti del maschile. Io credo che una squadra organizzata sia in grado di mantenere quella che è la sua struttura di modulo e cercare di avere un’alternativa nel momento in cui si presentano delle difficoltà. Noi cerchiamo di lavorare su due moduli, ho la fortuna di avere delle giocatrici abbastanza duttili e posso muovere le pedine come giocare a dama o a scacchi”.
Com’è il tuo rapporto con la società del Sassuolo?
“E’ un ambiente familiare, mi ci sono subito specchiato e ho trovato persone straordinarie a partire da Alessandro Terzi, il nostro direttore sportivo, senza tralasciare Giovanni Carnevali che il nostro punto di riferimento. Ci mettono tutto a disposizione. Devo ringraziare la società del Sassuolo, ma anche il Sassuolo deve ringraziare me per il lavoro che stiamo facendo. Il Sassuolo, per me, è come se fosse una famiglia. Abbiamo una società che ha voglia di aspettare, nonostante i soli tre punti guadagnati dall’avvio di stagione. La società ha fiducia nel progetto avviato”.