Ieri pomeriggio, alle ore 14 uruguaiane, si è tenuto il processo con rito abbreviato a Nicolas Schiappacasse, condannato a 14 mesi di reclusione agli arresti domiciliari per reati ripetuti di traffico interno di armi da fuoco e munizioni, e reato di porto d’armi in luogo pubblico. Il 26 gennaio scorso, l’attaccante di proprietà del Sassuolo era stato fermato ad un posto di blocco della Polizia di Maldonado con una pistola 9mm mentre si recava allo stadio per Nacional-Penarol. Schiappacasse ha già scontato due mesi e 12 giorni di carcere mentre si trovava in custodia cautelare in Florida. Il giocatore avrà il permesso di uscire solo per allenarsi e giocare partite con la squadra locale del Tanque Sisley; al termine dei 14 mesi di reclusione, Schiappacasse dovrà inoltre presentarsi alla stazione di polizia una volta a settimana e svolgere lavori di comunità per almeno quattro ore.
Ma non sono mancate le polemiche: secondo El Pais, Schiappacasse è stato rilasciato un mese prima del completamento dei 90 giorni di carcere preventivo. Il pm Dean, inoltre, nonostante potesse contare su prove solide contro il calciatore, ha optato per un processo abbreviato perché Schiappacasse si è comportato in modo esemplare in Florida, ha mostrato profondo rimorso e, a 23 anni, l’accusa intende dargli una possibilità di reindirizzare la carriera sportiva. La Procura ha però smentito le voci che il rilascio di Schiappacasse fosse la prova che esiste una giustizia per i poveri e un’altra per i ricchi. E il Sassuolo? Da quando è iniziata la vicenda, a fine gennaio, la società ha tenuto la bocca cucita: al momento non ci sono prove di una rescissione del contratto, e non è noto a quale titolo Schiappacasse potrà non soltanto allenarsi con il Tanque Sisley, ma anche disputare gare di campionato.