La maternità è un’esperienza che cambia profondamente la vita di una donna. Ma per le atlete professioniste, questo momento assume sfumature particolari, spesso cariche di dubbi, aspettative e sacrifici. Se da un lato c’è la gioia dell’attesa, dall’altro si fanno strada interrogativi pesanti: riuscirò a tornare in forma? Sarò ancora competitiva? Oggi, su CanaleSassuolo.it, affrontiamo un tema delicato ma fondamentale: il rapporto tra maternità e carriera sportiva.
La Sfida dell’Identità
Per le atlete professioniste, lo sport non è solo un lavoro, ma una parte fondamentale della loro identità. La gravidanza, con i suoi cambiamenti fisici e psicologici, può mettere in discussione questa identità, generando un senso di incertezza e vulnerabilità. Come evidenziato dalla ricerca di Massey e Whitehead (2022), molte atlete si definiscono prima di tutto come sportive, e la maternità può portare a una negoziazione tra l’identità di atleta e quella di madre.
Paure e Dubbi
Molte atlete, pur desiderando diventare madri, rimandano la decisione. Il motivo? La paura di non riuscire a rientrare nel giro, di perdere contratti, di vedere sfumare anni di allenamenti. A questo si aggiunge una rete di supporto spesso carente: non tutti gli staff tecnici sono preparati ad accompagnare un’atleta lungo il percorso della gravidanza. E anche sul piano economico, l’incertezza è reale. Sponsorizzazioni in bilico, contratti che non sempre tutelano il periodo di maternità… insomma, il rischio è concreto e va considerato
Il Corpo che Cambia
Chi fa sport ad alti livelli conosce ogni minimo segnale del proprio corpo. E quando quel corpo cambia, come avviene in gravidanza, può essere destabilizzante. I movimenti diventano più lenti, la forza diminuisce, e la sensazione di controllo — così cruciale per una sportiva — vacilla. È normale sentirsi fuori fase. Ma tante atlete raccontano anche un’altra faccia della medaglia: la scoperta di una nuova forza, diversa, più profonda, che le ha accompagnate fino al ritorno in campo.
Il Prof. Giovanni Battista La Sala, specialista in Ostetricia e Ginecologia e in Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), a CanaleSassuolo.it spiega: “Durante la gravidanza, il corpo si adatta per sostenere il feto: aumenta il peso corporeo, si modifica la postura, cresce il volume sanguigno e si verifica un allentamento dei legamenti che può aumentare il rischio di infortuni. La muscolatura addominale si distende e il pavimento pelvico subisce stress, influenzando la stabilità del cuore, fondamentale per molte discipline sportive. Tuttavia, molte atlete hanno dimostrato che il corpo può non solo recuperare, ma anche rafforzarsi con il giusto programma di allenamento post-partum. Esempi come Serena Williams o Allyson Felix mostrano che è possibile tornare ai vertici dello sport, anche dopo una gravidanza.”
Allenamento e Gravidanza
Allenarsi durante la gravidanza? È possibile, ma serve attenzione. Le linee guida generali non bastano per chi pratica sport a livello professionistico. Ogni atleta è un caso a sé e ha bisogno di un programma su misura, studiato con medici e preparatori. Non si tratta solo di ridurre i carichi: si devono evitare gli sport di contatto e ascoltare il corpo, giorno dopo giorno. In questa fase, l’obiettivo non è vincere, ma mantenere un buon equilibrio fisico e mentale.
Il Ritorno alle Competizioni
Dopo il parto, le atlete devono affrontare la sfida del ritorno alle competizioni. Oltre alle difficoltà legate al recupero fisico, le atlete possono sentirsi in colpa per dover lasciare i figli a terze persone per allenarsi e gareggiare. Come emerso dallo studio di Martinez e Pascual (2014), il senso di colpa è un sentimento comune tra le madri sportive, che spesso si sentono giudicate per la loro scelta di continuare la carriera. Tuttavia, molte atlete trovano nella maternità una nuova motivazione e forza, ottenendo risultati sportivi ancora più significativi dopo la gravidanza.
Un Cambiamento di Priorità
Dopo la nascita di un figlio, le priorità cambiano. È inevitabile. Gli allenamenti si riducono, la gestione del tempo diventa una sfida continua, e la testa è spesso divisa tra campo e casa. Ma non è tutto in perdita. Tante atlete raccontano di aver trovato, proprio nella maternità, una nuova energia, una motivazione più forte. Allenarsi con meno tempo a disposizione insegna a concentrarsi su ciò che conta davvero, e spesso questo porta risultati ancora migliori.
La Gravidanza nel Calcio Femminile: Sfide e Opportunità
Per le calciatrici professioniste, la gravidanza rappresenta un momento di profonda trasformazione che richiede un delicato equilibrio tra la maternità e la carriera sportiva. A differenza di altre discipline, il calcio è uno sport ad alto impatto fisico che sollecita intensamente il corpo. Pertanto, la gestione della gravidanza nelle calciatrici presenta sfide specifiche, legate alla necessità di conciliare i cambiamenti fisiologici con le esigenze dell’allenamento e delle competizioni.
È fondamentale che le calciatrici ricevano un adeguato supporto medico e professionale durante questo periodo. La collaborazione tra medici sportivi, ginecologi e preparatori atletici è essenziale per monitorare la salute della madre e del bambino, adattare l’allenamento in base alle fasi della gravidanza e garantire un rientro graduale all’attività agonistica dopo il parto.
Oltre agli aspetti fisici, è importante considerare anche l’impatto psicologico della gravidanza sulle calciatrici. Il timore di perdere la forma fisica, di non poter tornare ai livelli di performance precedenti e di dover rinunciare a obiettivi sportivi importanti può generare ansia e stress. Per questo motivo, è fondamentale che le calciatrici ricevano un sostegno psicologico adeguato, che le aiuti ad affrontare le sfide emotive legate alla maternità e a mantenere alta la motivazione durante il periodo di lontananza dai campi di gioco.
Nonostante le difficoltà, la gravidanza può anche rappresentare un’opportunità di crescita personale e professionale per le calciatrici. Molte atlete, dopo aver vissuto l’esperienza della maternità, tornano in campo con una nuova consapevolezza del proprio corpo, una maggiore determinazione e una prospettiva diversa sulla propria carriera.
Conclusioni
Essere madri e atlete d’élite non è un’impresa impossibile. Certo, il percorso è in salita: ci sono ostacoli fisici, psicologici e organizzativi. Ma con il giusto supporto, una buona dose di determinazione e tanta passione, molte donne sono riuscite a conciliare le due cose. Non solo: alcune, come Serena Williams o Allyson Felix, hanno dimostrato che si può tornare persino più forti di prima. Perché la maternità non toglie forza a una carriera sportiva. La trasforma.
Gaetano Pannone
Il presente articolo è stato realizzato traendo ispirazione e spunti dalla tesi di laurea intitolata ‘L’equilibrio tra maternità e carriera sportiva: un’analisi sulle esperienze delle donne atlete’, elaborata dalla Dott.ssa Ilaria Sartori presso l’Università degli Studi di Padova, Corso di Laurea in Scienze Psicologiche Sociali e del Lavoro, sotto la supervisione della Prof.ssa Lea Ferrari. Desideriamo ringraziare la Dott.ssa Sartori per l’approfondito e stimolante lavoro di ricerca, che ha fornito un contributo prezioso alla comprensione delle sfide e delle transizioni che le atlete professioniste affrontano durante la maternità.
Ringraziamo il Prof. La Sala per averci fornito un prezioso supporto didattico, mettendo a disposizione i contenuti del suo sito internet https://lasalagb.it/, che si sono rivelati fondamentali per approfondire la materia.