Simone Barone, ex allenatore della Berretti e dell’Under 17 del Sassuolo, si è raccontato ai microfoni di Nicolò Schira: il tecnico campano è attualmente senza squadra, dopo l’improvviso addio alla Correggese.
Sul presente: “Mi piace vedere i giocatori dal vivo per notare anche come si muovono e si comportano senza palla. Per questo motivo sto girando tanto e ogni weekend seguo gare del campionato Primavera, di Serie B e Lega Pro allo stadio. Sono carico e desideroso di tornare presto in panchina, nel frattempo ne approfitto per aggiornarmi. Anzi spero – Covid permettendo – di poter andare anche a seguire il lavoro settimanale di qualche collega, perché durante gli allenamenti si scoprono e imparano cose preziose sia a livello tecnico-tattico sia nella gestione del gruppo”.
Sul salto nel calcio dei grandi: “Certamente mi sento pronto. Una volta che ho intrapreso il percorso da tecnico, ho scelto di iniziare dai giovani e i tanti anni di settore giovanile sono stati una palestra davvero preziosa, in cui ogni anno ho cercato di alzare l’asticella per avvicinarmi al calcio dei grandi. Sono partito dal Modena per poi passare al Parma e successivamente alla Juventus Under 16 prima degli ultimi 3 anni col Sassuolo Under 18 e Under 17. A Torino e Sassuolo tra l’altro ho avuto la possibilità di confrontarmi nella gestione con i tecnici della Prima Squadra che erano Allegri alla Juve e De Zerbi a Sassuolo. Un notevole arricchimento. E così accumulata una esperienza significativa a livello giovanile ho scelto di provare a confrontarmi con il calcio dei grandi quest’estate con il passaggio alla Correggese: lì poi c’è stata confusione e un cambio societario che ha provocato un passo indietro dopo un mese di lavoro… Tuttavia non ho ancora allenato in gare ufficiali, precisazione da fare perché spesso mi accostano ancora alla Correggese o addirittura all’Athletic Carpi, ma non sono l’allenatore di nessuna di queste due compagini. Sto andando in giro a 360 gradi per studiare e aggiornarmi e posso allenare, anche domattina, una nuova squadra se arriva l’opportunità giusta. Anzi non vedo l’ora di rimettermi in gioco in una nuova avventura”.
Sul Barone allenatore: “In questa professione non devi avere maschere: devi essere te stesso con i tuoi principi. L’aspetto umano è importantissimo e ti può dare qualcosa in più. Il gruppo e lo spirito di coesione alla lunga ti può dare qualcosa in più rispetto a chi magari fa le rovesciate ma poi non rispetta le regole. Il gruppo ti trascina quando le cose vanno bene e ti aiuta nei momenti di difficoltà a uscire dai problemi. Bisogna fare sacrifici per inseguire i propri obiettivi. In tal senso, a livello di gruppo si era creato qualcosa di importante in poche settimane con i ragazzi sia a livello empatico che di campo anche alla Correggese, peccato. Ho un rapporto schietto e diretto: si può ridere e scherzare in settimana, non disdegno un sorriso ma quando c’è da lavorare chiedo e pretendo dai ragazzi che si lavori con intensità e massima concentrazione. Quando ho deciso di diventare allenatore? Confesso che intorno ai 27/28 anni ho iniziato a guardare il ruolo del mister sotto un’altra luce. Ricordo che cominciavo ad appuntarmi qualche frase detta dagli allenatori nello spogliatoio e alcuni esercizi di allenamento. Tutte cose che ho ritrovato poi da tecnico, anche se il calcio è cambiato radicalmente negli ultimi anni. Ecco, lì penso che sia iniziata a nascere in me la propensione verso il mestiere da allenatore”.
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Su De Zerbi: “Abbiamo lavorato insieme e a stretto contatto per 3 anni a Sassuolo, dove io guidavo l’Under 18 e lui la Prima Squadra. Robi è un rivoluzionario, innamorato della costruzione dal basso idee e con principi di gioco importanti. Negli anni ha saputo anche essere meno integralista, verticalizzando di più. L’esperienza allo Shakhtar lo può rendere un top allenatore a livello europeo”.
Sul proprio futuro: “Mi sento pronto per una panchina tra i grandi. Sono convinto che l’importante sia trovare persone serie per poter lavorare bene. Non ne faccio una questione di categoria o geografica. Lega Pro o Serie D va bene uguale, così come allenare al Nord o al Sud, purché ci sia la possibilità di potersi esprimere. Da parte mia c’è una grande voglia di mettermi in gioco, insieme a motivazioni importanti per poter trasmettere le mie idee e la mia esperienza a un gruppo di giocatori. Spero possa arrivare nelle prossime settimane l’opportunità giusta e qualcosa di interessante. Nel frattempo resto sul pezzo divorando partite su partite, così da avere una visione a 360 gradi delle varie categorie. Tutte conoscenze utili per la nuova avventura. Sono pronto e non vedo l’ora di ricominciare”.