Inter-Sassuolo 4-2. Un risultato che sembrerebbe indicare una netta vittoria nerazzurra ma che, al di là dei numeri, è ancora una volta bugiardo rispetto alla prestazione messa in campo dagli uomini di Dionisi. Non è piaggeria, non è vittimismo. È semplice osservazione.
Alla vigilia il mister lo aveva detto. Stiamo attenti a quando l’Inter arriverà in area, perché lì è devastante. Così è stato. Anche perché il gol di Lukaku e le due deviazioni di Ruan su altrettante reti nerazzurre altro non sono che il risultato di episodi, occasioni nate per caso. Fruttuosi per i padroni di casa, certo, ma più frutto della grandissima qualità della formazione meneghina che del gioco di squadra. Anche il buon Tressoldi, che ci ha messo tutte le volte lo zampino nel 3-0 interista, sbaglia veramente soltanto sul primo gol, dove accompagna Lukaku senza mai contrastarlo. Sull’autorete è un intervento finito male. Sul terzo c’è una pura deviazione. Tutto male per lui, ma abbiamo visto di peggio.
Le reti del Sassuolo, al contrario di quelle nerazzurre, rappresentano qualcosa di diverso. Azioni manovrate e costruite, assist pregevoli di Berardi e Rogerio. Inserimenti puntuali delle mezzale Henrique e Frattesi. Insomma, qualcosa di tutt’altro che casuale.
Leggi anche > LE PAGELLE DELLA SFIDA DI SAN SIRO
Henrique merita il gol e se lo prende. Frattesi ritorna a segnare e a portarsi alla pari con Laurienté a quota 7 in campionato. Davide torna al gol dopo due mesi dalla rete alla Cremonese, lui che nel girone di andata ne aveva segnati ben 5. Non che sia una novità da parte sua. Anche la scorsa stagione aveva segnato 4 reti all’andata, senza mai andare in gol nel girone di ritorno. Si può dire che è un classico, ormai, il suo exploit iniziale a livello realizzativo, accompagnato da un calo, almeno sotto rete.
Laurienté, invece, torna a giocare dal 1′. Ma sembra ancora un lontano parente del giocatore che si è guadagnato i titoloni per tutto il resto della stagione. I buoni spunti non mancano, manca la continuità. E Bajrami, suo sostituto naturale, si muove sulle stesse corde e meglio non fa.
Ad ogni modo, la squadra gira. Questo è certo. Anche quando mancano i risultati. La quadra c’è, anche se ne mancano soltanto tre per chiudere il campionato. Dionisi ormai sperimenta molto poco. Sa chi far giocare e tiene le seconde a scaldare la panca. Con l’arrivo di Bajrami, Ceide non si vede praticamente più. Alvarez è ormai relegato costantemente al ruolo di terza punta grazie all’alternanza Defrel-Pinamonti. Zortea, arrivato per supplire all’assenza di Muldur, gioca ma gli viene costantemente preferito Toljan.
Praticamente sarà il leitmotiv che ci accompagnerà nelle ultime sfide di questo campionato. Ma la sfida di San Siro ha dimostrato che la testa non è già in vacanza.