giovedì , 24 Ottobre 2024
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foto: sassuolocalcio.it

Fiorentina-Sassuolo 5-1: come si motiva una squadra che non vuole lottare?

Fiorentina-Sassuolo 5-1 è un’altra partita da 3 in pagella. Il risultato è largo, larghissimo: ma poteva esserlo molto di più, come con il Lecce o con il Milan. Da una parte una squadra con alle spalle un giovedì di Coppa Italia, di fronte in vista un giovedì di Conference League e nel presente una Serie A che ha poco da dire; dall’altra una squadra con un unico obiettivo, da difendere con le unghie e con i denti. Chi si sintonizza casualmente e vede campeggiare il 5-1, potrà pensare che sia un risultato davvero inspiegabile: chi segue il Sassuolo ormai ha perso la sensibilità e accusa qualsiasi colpo senza neanche più ribattere. Senza neanche più lottare, a giudicare dalla scarsa affluenza nel settore ospiti in una domenica sera fiorentina così importante per le sorti del Sassuolo.

Ma lungi da noi spostare il mirino verso chi non è mai colpevole, ovvero il tifoso. Torniamo a parlare di campo. Ballardini ha messo in campo una squadra conservativa, con quattro centrali in difesa e con due esterni di centrocampo adattati, Doig e Volpato. Quest’ultimo ha forse frainteso la licenza ad inventare datagli da Ballardini: tra colpi di tacco, petto e suola, il motivo delle numerose panchine in stagione è presto detto. La Fiorentina ha preso in mano fin da subito il controllo delle operazioni, in attesa del passo falso del Sassuolo che è prontamente arrivato.

Ad inizio ripresa c’è stato un abbozzo di reazione, ad onor di cronaca, ma è stato prontamente zittito dal 2-0 di Martinez Quarta. Il 2-1 di Thorstvedt è stata una bieca illusione: da lì in poi il Sassuolo è completamente uscito dalla partita, ne ha presi tre ma poteva letteralmente subire un gol ad ogni avanzata della Viola. Impalpabili i titolari, impalpabili i sostituti: e non è semplice trovare il peggiore, o il meno voglioso, quando è l’intero collettivo a non dialogare, a non voler trovare un punto d’incontro. E’ un circolo vizioso, un tunnel in fondo a cui (ahinoi) il Sassuolo non vede la luce.

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foto: sassuolocalcio.it

Non siamo d’accordo con chi sta affibbiando responsabilità a Ballardini. Seppur il Sassuolo formato aprile abbia dato il peggio di sé, sfoggiando prestazioni ancor più grigie della gestione Dionisi, a Ballardini è stato chiesto un cambio di rotta e il tecnico romagnolo ha risposto presente. Tra cambi modulo e formazioni sempre diverse, non si può certo dire che Ballardini non le abbia provate tutte, in contrapposizione all’immobilismo della gestione Dionisi. Purtroppo, il problema sta a monte: ci sono delle piazze, dei contesti dove non si può semplicemente calare dall’alto l’uomo salvezza e sperare che risolva tutto lui.

Attenzione: non siamo qui a dire alla società “potevi prendere Tizio, dai la squadra a Caio”. Ballardini era probabilmente l’identikit più adatto. Ma dal canto suo, la squadra ha rigettato il cambiamento, si è messa a nudo mostrandosi debole, indifesa, inadatta. In un mare di problemi acclarati, ha continuato a cercare le proprie comfort zones, un po’ come quando una persona invischiata in una relazione tossica non riesce a guardare le cose con la giusta oggettività. E una di queste zone di conforto – è brutto da dire, ma ne siamo convinti – è la consapevolezza che ogni giocatore ha di poter voltare pagina e iniziare una nuova stagione, probabilmente in Serie A. Senza neanche più il giogo di una valutazione spropositata da parte della società.

Leggi anche > LE PAGELLE DI FIORENTINA-SASSUOLO 5-1

Pensateci bene: quanti giocatori ad oggi resterebbero anche in caso di Serie B? Andare a toccare il tasto delle motivazioni in un ambiente come Sassuolo, per come è stato costruito a tavolino dalla società per essere la terra promessa del gioco del calcio, è un’impresa davvero titanica. Quantomeno, questa stagione servirà da monito: la programmazione non è tutto in una società di calcio se questa chiude gli occhi davanti agli imprevisti, agli scenari scomodi.

Perché non siamo ancora retrocessi? La domanda è retorica, la risposta molto semplice: la fisionomia del campionato, diviso in due tronconi, ha permesso al Sassuolo di rimanere alle calcagna di tante altre squadre. Ma, conti alla mano, il Sassuolo può ambire a raggiungere 38 punti: al di sotto della fatidica quota 40, al di sotto di tutte le ultime nove stagioni in Serie A ad eccezione della prima, dove ne bastarono 34 per salvarsi. Solo per questo motivo, si è tardato a definire “decisiva” una partita e lo ammettiamo, anche noi abbiamo tenuto questa linea: con un paio di vittorie fai un balzo in avanti inaudito. Adesso però siamo già all’ultima spiaggia: l’ultima spiaggia si chiama Inter. Tiriamo fuori le palle, ora o mai più.

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Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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