Domenico Berardi e Ciro Immobile stendono l’Irlanda del Nord. Il talento calabrese del Sassuolo e quello partenopeo della Lazio hanno messo prepotentemente la loro firma sull’ultima vittoria della nazionale azzurra, della quale sono sempre più protagonisti e trascinatori.
Giocatori minori, si sarebbe detto un tempo. Ma che tanto minori non sono. Uno, Scarpa d’Oro 2020, dopo anni di critiche e tormenti provenienti da tutta Europa ha trovato alla Lazio la sua dimensione ideale, macinando gol e zittendo tutti coloro che dopo Dortmund e Siviglia lo davano per finito.
L’altro, neroverde da sempre, è tornato il giocatore pre-infortunio del 2016. Decisivo col Sassuolo, ora anche con l’Italia. Qui su CS non ha bisogno di presentazioni. Cuore neroverde che batte sempre, anche nei momenti più complicati. Centro pulsante di quella fucina di talenti oggi guidata da Francesco Palmieri e che in Under-21 ha portato gente come Scamacca, Raspadori, Marchizza, Sala e Frattesi.
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Ciro Immobile e Domenico Berardi: quel passato bianconero
I due hanno in comune un passato bianconero, per quanto differente.
Immobile, dopo le grandi cose fatte vedere in Primavera, riuscì anche ad esordire con la Juventus, subentrando nientepopodimeno che ad Alessandro Del Piero in un Juve-Bologna del 2009. Poi prestiti e compartecipazioni, fino a che i bianconeri non decisero di ‘scaricarlo’ al Borussia Dortmund dopo che aveva vinto la classifica capocannonieri col Toro.
Berardi, invece, la profumiera Juve l’ha solo vista da lontano. Madama, dopo l’exploit al Sassuolo, è stata prima proprietaria di parte del suo cartellino, poi di un diritto di recompra per fortuna neroverde mai esercitato e decaduto non senza silenzi.
Entrambi, quindi, sono stati ‘scaricati’ dalla Juventus e ora giocano in piazze diverse, facendo emozionare i tifosi di Sassuolo e Lazio. Che li adorano forse più di quanto a Torino non si faccia con il portoghese con il 7 sulle spalle. Due bandiere che vestono spesso la fascia di capitano quando non giocano Magnanelli, Lulic e Parolo.
Due giocatori che qualcuno ha gettato via troppo presto. Due talenti italiani, soprattutto, che l’Italia intera si gode in Nazionale. Alla faccia di chi investe solo sugli stranieri e magari – ogni tanto – si mangia le mani pensando a cosa avrebbero potuto fare con la maglia zebrata.