giovedì , 24 Ottobre 2024

ESCLUSIVA CS – Andy Selva: “Allegri fece il mio nome al Sassuolo, con il Monza ricordi dolci-amari”

 

Si scrive Monza-Sassuolo ma si legge Andy Selva.

Un anno e sei giorni dopo Monza e Sassuolo tornano ad affrontarsi in terra lombarda. Il pareggio del 22 gennaio 2023, ultimo incontro del girone d’andata, ha rappresentato una boccata d’ossigeno per dare slancio alla pirotecnica vittoria col Milan e ad una seconda parte di stagione più che positiva, conclusasi al tredicesimo posto.

Lo stesso toccasana che servirebbe ai neroverdi, invischiati nelle sabbie mobili della zona salvezza e chiamati a sfatare il tabù Monza, l’unica squadra, insieme al Livorno, che la formazione emiliana non ha ancora battuto in Serie A.

Chi si intende di vittorie contro la compagine biancorossa è l’ex attaccante del Sassuolo Andy Selva (69 presenze e 29 reti dal 2006 al 2009), capocannoniere dei confronti tra le due squadre con ben 6 gol all’attivo.

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L’ultimo successo in casa del Monza risale alla finale playoff della stagione 2006-07, firmata proprio dalla leggenda del calcio sammarinese, autore anche della rete dell’illusione della virtuale Serie B al Ricci prima del 2-4 finale.

Andy sfogliando l’album dei ricordi Monza-Sassuolo rappresenta per te una sfida dal sapore particolare….

Sì, conservo un ricordo dolce amaro legato alla doppia semifinale del 2006-07, in una stagione in cui abbiamo sfiorato la promozione diretta (ad un punto dal Grosseto primo ndr) con Remondina e conclusasi con l’episodio spiacevole della debacle in casa contro i brianzoli, dopo una partita di andata memorabile, con diretta tv e Squinzi molto vicino alla squadra nello spogliatoio.

I neroverdi uscirono con le ossa rotte da quel 4-2 subito ma con l’arrivo di Allegri in panchina la musica cambiò…

Devo dire che quella batosta non ci abbatté, anzi ci diede la forza di ripartire, in quanto il gruppo era molto unito. Ricordo che qualche giorno dopo la sconfitta, ci chiamammo in 5-6 compagni e, pur avendo diverse offerte, facemmo un patto per rimanere insieme e riprenderci quello che avevamo perso. Poi, sicuramente la società fece la propria parte con acquisti importanti che aumentarono la qualità e allungarono la panchina e Allegri ci diede quello sprint in più.

Hai avuto la sensazione, già dal ritiro, che fosse la stagione buona e che avessi di fronte un allenatore destinato a fare una grande carriera?

Non era il primo anno in cui conobbi Max, avendo avuto la fortuna di essere allenato dal mister anche alla Spal (nel 2004-05 ndr). Quando stavo trattando il rinnovo al Padova, Allegri, allora alla guida del Grosseto, fece il mio nome al Sassuolo. Vincere non è mai scontato, ma quando poi seppi che sarebbe arrivato lui, mi convinsi ancora di più che ci sarebbero stati tutti gli ingredienti per fare bene, in quanto il tecnico toscano rappresentava la ciliegina sulla torta in un gruppo già coeso e di amici ancor prima che di compagni di squadra.

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Tra l’altro in quell’anno vi siete presi una bella rivincita, in casa contro i lombardi, in una gara che, a sei giornate dalla fine, rappresenterà un mattone importante di Serie B, costruito grazie ad un tuo gol e a quello nel recupero di Pagani, dopo il momentaneo pareggio ospite….

Quando affrontavamo il Monza era sempre una partita difficile, ricordo grandi duelli con il difensore Zaffaroni. In quella stagione, avevamo l’intenzione di essere un rullo compressore in casa e sapevamo dell’importanza di quella sfida e riuscimmo a conquistare i tre punti, anche grazie alla tranquillità che Allegri, anche nei momenti più difficili, riusciva a trasmetterci senza stravolgere gli equilibri.

Prima di approdare al Sassuolo, hai giocato in piazze calde come, tra le altre, Catanzaro e Padova, cosa ti ha spinto a scegliere la piccola città emiliana?

Devo dire che quando Esposito e Rossi vennero a parlarmi, il primo impatto fu di un approccio familiare, in linea con la filosofia della società di scegliere, prima che calciatori forti tecnicamente, persone di valore dal punto di vista umano. Al secondo incontro, ho trovato conferma di questo spirito e mi sono deciso ad accettare, vista la convinzione della proprietà nel volermi.  

Da una scelta all’altra, quella appunto della Nazionale, essendo sammarinese da parte di madre. Come ci si sente ad essere bandiera e capitano di una Nazione così piccola, nonché miglior marcatore di sempre e autore del gol dell’unica vittoria nella storia del San Marino, contro il Liechtenstein, il 28 aprile 2004….

Credo che rappresentare il proprio Paese sia il miglior traguardo a cui un calciatore possa aspirare, fortuna che non tutti possono avere, nonché un bel lascito per figli, che mi vedono come punto di ispirazione.

Nelle ultime tre partite, la Nazionale sammarinese ha segnato almeno una rete, battendo il record delle due marcature consecutive, siglate entrambe da te, nelle qualificazioni al Mondiale 2006 contro Belgio e Bosnia ed Erzegovina, segno che anche lì il calcio sta crescendo…

Sì sta crescendo, anche se non credo che i due momenti siano paragonabili, in quanto il calcio è cambiato e ai miei tempi non disputavamo così tante amichevoli né facevamo lo stesso numero di allenamenti. Inoltre, oggi ci sono molte più occasioni per fare punti come la Nations League, mentre allora si dovevano aspettare le partite di qualificazione contro squadre tra le più forti di Europa. Ricordo che siamo stati capaci di andare a giocare “con le fascette sulla fronte” in stadi storici ed uscire in alcune occasioni tra gli applausi, in quanto segnare un gol o fare risultato era molto più difficile rispetto ad oggi. Allo stesso tempo, ho vissuto il dramma di subire un infortunio importante che non mi ha permesso di giocarmi le mie carte nell’anno al Sassuolo della Serie B, campionato che avevo conquistato sul campo.

Nella tua ultima esperienza da giocatore, hai assaporato l’aria dei preliminari di Europa League con la maglia de La Fiorita e nella partita contro lo Spartaks Jūrmala hai annunciato il proprio addio al calcio, un bel modo per appendere gli scarpini al chiodo….

Sì diciamo che con La Fiorita avevamo vinto diversi campionati e ho deciso di lasciare il calcio in quella occasione, cercando di salutare questo sport nel migliore dei modi anche se non credo esista…

Dopo il ritiro, non hai perso tempo passando dall’altra parte del campo alla guida della selezione Under-17 della nazionale sammarinese. Quanto la tua esperienza da calciatore ti ha aiutato a calarti in questa nuova veste?

A dire il vero non ero per niente convinto, ma molti compagni mi dicevano che ero già un allenatore in campo, ma un conto è sentirlo un conto è provarlo. Devo dire che avevano ragione e mi sono trovato sin da subito molto bene nel nuovo ruolo alla guida del San Marino Under-17 e del Pennarossa, in cui abbiamo concluso un’annata molto positiva al sesto posto, con la soddisfazione di portare due o tre giocatori tra i professionisti.

Hai ottenuto buonissimi risultati da allenatore vincendo una Supercoppa di San Marino alla guida del Tre Fiori…

Abbiamo vinto in finale proprio contro La Fiorita e penso che conquistare un trofeo sia la soddisfazione più grande per un tecnico, nonché la gratificazione del lavoro svolto. Ho raggiunto anche il record di passare un turno preliminare di Conference League. Il mio unico rammarico è non riuscire a rientrare nel giro degli allenatori di calcio in Italia, essendo in un’altra Nazione.

Passando al calcio di oggi, contro il Monza può essere per il Sassuolo la partita della svolta per motivi di classifica e mentali…

Credo più per motivi di classifica, in quanto penso che gli uomini di Dionisi debbano guardarsi  indietro, pur non essendo abituati a farlo. Ritengo che questo match, in caso di risultato positivo, possa dare il via ad un cambiamento del trend stagionale, anche se non ci voleva l’infortunio di Berardi, che rappresenta un giocatore molto forte e insostituibile.

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Cosa non ha funzionato finora nell’annata degli emiliani secondo te?

Non credo che ci sia qualcosa in particolare che non abbia funzionato. Non dimentichiamo quanto ha costruito il Sassuolo negli anni precedenti e, avendo venduto tanto, non è sempre facile scovare nuovi talenti, ci vuole anche un pizzico di fortuna. Tuttavia, in questa Serie A bastano due o tre risultati utili per respirare.

Hai giocato al Ricci, che nelle occasioni più importanti si è tinto di neroverde e non ha fatto mancare il proprio calore. Il fattore casa, dove la maggior parte delle squadre costruisce la salvezza, può essere uno svantaggio nella corsa per non retrocedere per una formazione che non gioca nella propria città?

Il fattore casa è importantissimo ed è fondamentale il supporto degli ultimi venti minuti che, quando la squadra non va bene, a volte può venire a mancare. Anche noi abbiamo avuto questo problema nell’anno con Remondina, in cui giocammo la prima parte di stagione al Giglio, vista la ristrutturazione del Ricci, e incontrammo qualche difficoltà. In questi casi, spetta alla società avvicinare la squadra ai tifosi.

Sei stato una vera punta di finalizzazione nell’area di rigore, ma capace di giocare per la squadra, con un’interpretazione moderna del ruolo anche spalle alla porta, con il cosiddetto lavoro sporco, lo stesso a cui sono chiamati gli attaccanti del Sassuolo. Se potessi dare un consiglio alle punte odierne cosa diresti…

Non mi sento di dare un consiglio, poiché il calcio di oggi è completamente cambiato. Posso dire che nel settore giovanile giocavo a centrocampo e, dopo aver fatto 45 gol in un anno, il mister di allora mi spostò davanti. Certo, giocare spalle alle porta non è facile, ma la mia esperienza in mezzo al campo mi ha aiutato a vedere prima la giocata, segnando meno ma facendo segnare di più gli altri. Oggi, tranne che per poche eccezioni, non esiste più la punta alta che gioca solo spalle alla porta alla vecchia maniera e i giocatori sanno come trovare gli spazi.

Ultima domanda ma non per importanza, un pronostico per la partita di domenica…

Per questioni di cuore, il mio pronostico va sempre a favore dei neroverdi e spero vivamente che conquistino un risultato positivo e possano tornare a navigare in acque tranquille come successo per molto tempo, condizione nella quale penso che questa realtà possa esprimersi al meglio.

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Riguardo Mattia Bannò

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