Ieri è arrivata l’ufficialità della cessione di Sime Vrsaljko all’Atletico Madrid: l’affare, in linea di massima, si era definito già da qualche settimana, mancavano soltanto gli annunci dei due club. La lungimiranza della società del Sassuolo, però, ha fatto sì che la cifra (ufficiosa e non ufficiale, dato che la cifra di trasferimento non è stata resa nota dalle due società) di 16 milioni più 2 di bonus entrasse interamente nelle casse neroverdi. Perché questo? A luglio 2014, quando Vrsaljko passò dal Genoa al Sassuolo, la società rossoblu piazzò nell’accordo una clausola che le avrebbe fruttato il 40% della futura rivendita dal Sassuolo ad una società terza. Nella scorsa estate, dopo aver respinto il veemente pressing del Napoli, il Sassuolo versò altri 2 milioni, oltre ai 3,5 del cartellino, per cancellare la suddetta clausola. A posteriori, è ovvio dire che sia stata una grande mossa: ma per prevedere un’ulteriore crescita del croato, con conseguente interesse dei top club e la volontà stessa del giocatore di non perdere il famoso treno che passa una volta nella vita (e, di questi tempi, la volontà del giocatore è spesso decisiva), ci vogliono dei grandi operatori di mercato. Facendo due conti, il 40% di 16 milioni corrisponde a quasi 6 milioni e mezzo: sottraendo i due milioni dell’annullamento della clausola, arriviamo alla cifra di 4 milioni e mezzo risparmiati.
