Ieri pomeriggio, il Sassuolo Under 18 ha ottenuto un convincente 4-0 all’esordio della Viareggio Cup 2024 contro il Galatasaray. In serata, presso il Gran Teatro Giacomo Puccini di Torre del Lago, si è tenuta la tradizionale cena di gala con consegna di premi a personaggi del panorama sportivo, nazionale e locale. Il Responsabile del Settore Giovanile del Sassuolo Francesco Palmieri ha poi ricevuto il 18° Premio “Centro Giovani Calciatori” per i successi degli ultimi anni e per la vicinanza al torneo. Il CGC ha motivato il premio affermando che “Se una squadra vince un torneo di spessore e di tradizioni come quello di Viareggio per tre volte nell’arco di pochi anni, non si tratta banalmente di un caso: vuol dire che dietro questi successi prestigiosi c’è un lavoro in profondità, un’attenzione particolare al mondo dei giovani, grazie ad un gruppo di lavoro affiatato, sapientemente coordinato e arricchito da “guizzi” vincenti, come quando giocava, di un personaggio che merita giustamente la ribalta di questa serata”.
A margine della cena, Palmieri è stato raggiunto da TuttoMercatoWeb: si è parlato del torneo, del Sassuolo e non solo. Ecco un estratto dell’intervento:
“Il Premio CGC? È sempre un motivo di orgoglio e di soddisfazione personale essere premiato. Va condiviso con tutti i collaboratori del Sassuolo. La soddisfazione più grande per me è vedere che da Sassuolo ne sono passati tanti e in diversi stanno calcando palcoscenici importanti nei professionisti. Penso e spero che anche la prima squadra possa averne dei benefici in futuro. Qualcuno è già con mister Dionisi, altri sono in Serie A, Serie B o Serie C. Se si vuole attingere dai giovani, un patrimonio lo abbiamo anche noi. Non c’è un giocatore a cui sono più legato: sono legato a tutti, maggiormente a chi non ha fatto tantissima strada perché ci sono tante variabili che determinano. Nel mio lavoro non c’è nessun segreto: solo passione e voglia di fare. I ragazzi vanno presi, va data loro la possibilità di sbagliare: a volte sbagliamo noi, li mandiamo via e fanno bene altrove”.
“Come fare per rilanciare i giovani? Le nuove normative hanno portato scompiglio in tutte le società perché i ragazzi a fine anno sono liberi di poter scegliere, se restare o partire. Spero che si giunga a una conclusione dove si possa tutelare il lavoro delle società, di chi fa parte dei settori giovanili, di chi ci crede. La soddisfazione più grande non è comprare i giocatori giovani con somme enormi, ma far fare loro un percorso di tanti anni per far capire loro che possono essere un patrimonio tecnico ed economico della stessa società. Seconde squadre? Soluzione ottimale, spero che altre società possano investirci dopo la Juve. A 19-20 anni in Italia i ragazzi sono considerati giovanissimi, non hanno possibilità di giocare in prima squadra e si parla sempre di percorso di crescita. Non sono molto d’accordo: per me quelli bravi possono stare in prima squadra già a quell’età. In ogni caso, in una seconda squadra possono far vedere il loro valore e sperare di essere inseriti con i grandi. Spero si arrivi all’obbligo di almeno un ragazzo all’anno in prima squadra, ma non a fare numero o il paletto. Se vogliamo trovare dei difetti si trovano in tutti: bisogna mettere da parte le finte scuse e dare la possibilità ai ragazzi di giocare in Serie A. Altrimenti, è inutile lavorare con i giovani”.