domenica , 16 Febbraio 2025
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foto: sassuolocalcio.it

Sassuolo, dov’è finita la tua programmazione?

Ed esonero è stato. Il Sassuolo Calcio non cambiava allenatore a stagione in corso dall’annata 2017/18, quando Iachini successe a Bucchi traghettando la squadra ad una salvezza tranquilla. Sei stagioni dopo, l’esonero è di Dionisi e arriva a fine febbraio, non a novembre, dunque con una (brutta) situazione molto più consolidata a livello di classifica. Eppure, la consapevolezza di essere invischiati in zona salvezza non ha mai veramente toccato la società, ancora ferma ai proclami di Europa lanciati dal Piazzale della Rosa a inizio agosto.

La presunzione che prende il posto della programmazione. La situazione è lampante da diversi mesi ormai, di tempo per prendere contatti con un sostituto navigato ce n’è stato a sufficienza. Eppure, a succedere all’esonerato Dionisi sarà il tecnico della Primavera Bigica, con la clausola “momentaneamente” che ricorda molto quando uno studente non riesce a consegnare in tempo un elaborato perché impegnato in altro. “Non siamo riusciti a trovare nessuno, ci serve più tempo”: si può leggere anche così il comunicato apparso nel tardo pomeriggio di ieri sui canali societari. Se vogliamo fare i pignoli, le valutazioni potevano essere fatte anche a giugno scorso, quando è stata confermata la fiducia a Dionisi nonostante gli evidenti campanelli d’allarme. Sarebbe stato un commiato più giusto per entrambi: il Sassuolo sarebbe potuto ripartire con un nuovo ciclo e Dionisi si sarebbe rimesso sul mercato con un curriculum arricchito da un biennio in Serie A di alti e bassi, ma tutto sommato positivo.

dionisi dopo atalanta sassuolo
foto: sassuolocalcio.it

Da questa grottesca situazione escono male tutti. Dionisi non ha dimostrato polso nel gestire lo spogliatoio, spesso difeso a spada tratta a mezzo stampa o scosso con frasi preconfezionate, che non hanno sortito l’effetto desiderato. L’arringa più d’impatto risale a luglio, a margine di un’amichevole persa con lo Spezia: “Sulla mentalità non mi sono piaciuti per niente, … Siamo superficiali, … Dobbiamo creare la mentalità e quella non la vai a comprare… Arriveranno delle scelte e qualcuno non le accetterà, arriveranno difficoltà e qualcuno non vorrà rimboccarsi le maniche”. Parole pesanti ma più che condivisibili, arrivate con largo preavviso e sorprendenti proprio perché proferite al termine di un test amichevole a Vipiteno.

Le scelte di formazione calcificate nella testa del tecnico amiatino non hanno di certo aiutato nella creazione di uno spogliatoio unito: un irriconoscibile Laurienté titolare in 24 partite su 25 ne è l’esempio più lampante. Come ci si può aspettare che tutto lo spogliatoio custodisca un po’ di senso di appartenenza al Sassuolo, un ambiente già di per sé complicato da questo punto di vista per le modalità con cui questi ragazzi arrivano in Emilia? Finisce quindi che il Sassuolo ha ottenuto 0 (zero) gol dalla panchina, in un circolo vizioso che ha legittimato sempre più il mantenimento della stessa formazione e, di conseguenza, degli stessi problemi. E questo lo diciamo con la convinzione che Dionisi sia un buon allenatore e che avrà altre fortune in carriera: ma in questo contesto, va detto, serviva altro.

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Dall’altro lato, va puntato il dito anche contro la società. La stagione attuale dimostra quanto sia fragile l’impero basato sul player trading, che pure perdura da dieci anni e con ottimi risultati a livello nazionale ed europeo. E’ da anni che il Sassuolo inizia una stagione con una rosa più debole di quella che ha chiuso la stagione precedente. Il mercato porta via i pezzi grossi, mai rimpiazzati con pezzi altrettanto grossi ma perlopiù con scommesse: sicuramente non reinvestendo quanto ottenuto, soldi ricollocati perlopiù per il benessere complessivo del club. Quanti commenti disperati per la partenza di quello piuttosto che di quell’altro, puntualmente smentiti dall’arrivo del nuovo fenomeno di turno: questo è il Sassuolo Calcio. E badate bene: numeri alla mano, il volume di investimenti sul mercato è in costante crescita. L’anno scorso sono stati spesi sull’unghia 20 milioni per Pinamonti, 12 per Alvarez, 10 per Thorstvedt, altri 10 per Laurienté; quest’anno, altri 10 per Boloca, 8 per Lipani e Volpato, 6 per Bajrami e Mulattieri. E l’elenco potrebbe essere più lungo.

sassuolo editoriale
foto: sassuolocalcio.it

Acquisti sbagliati, direte voi. Qualcuno è sicuramente così. La verità è che una società che si fregia della parola “programmazione” dovrebbe pensare anche a qualche piano B, perché l’annata storta è sempre dietro l’angolo e oltre allo spauracchio retrocessione c’è anche quello, ben più caro alla società, della mancata rivendita dei propri tesserati al prezzo sperato. La guida tecnica è importante nella valorizzazione dei giocatori e questo aspetto, la società, lo ha sempre dato per scontato: io compro, tu valorizzi, come se fosse un algoritmo al 100% di efficacia.

Quale potrebbe essere un piano B? Fornire all’allenatore elementi di esperienza, che Dionisi ha chiamato a gran voce letteralmente due giorni dopo il rinnovo. Sono arrivati? Non ci risulta. Se questi fantomatici veterani dovevano essere Castillejo e Racic, per le cui partenze il Valencia ha fatto carte false e spesso sopravanzati da Volpato e Lipani, stiamo freschi. L’addio di Magnanelli (e Peluso) ha privato il Sassuolo di una (due) figure chiave: anche questo aspetto, importantissimo nel fragile equilibrio neroverde, è stato sottovalutato.

Nulla succede per caso. Il Sassuolo che conosciamo non esiste più, non è più l’isola felice: ne abbiamo parlato noi due mesetti fa in questo editoriale, ne ha parlato in maniera ancor più estesa Andrea Stanzani per L’Occasionale. L’impressione è che siamo ancora a metà della parabola discendente: e non parliamo solo dei risultati, che pure potranno tornare a farci sorridere.

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Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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