Nicholas Pierini, ex calciatore del Sassuolo, è stato intervistato da TuttoMercatoWeb nella rubrica Giovane Italia. Il trequartista, attualmente in forza al Cesena, ha ripercorso la propria carriera partendo dalle giovanili del Parma: “L’allora responsabile del settore giovanile del Parma, Francesco Palmieri, mi diede l’opportunità di far parte del vivaio gialloblù, dove trascorsi 3 anni tra Giovanissimi e Allievi Nazionali. Essendo la mia prima esperienza in Italia dovetti adattarmi ad una realtà completamente nuova e a diversi metodi di lavoro. Quando ci fu la vicenda del fallimento andai all’Empoli ma decisi di “scappare”, non avendo ancora firmato nessun contratto, e seguire i miei ex compagni e il responsabile Palmieri al Sassuolo. A Sassuolo trovai l’ambiente ideale per crescere e formarmi, ma anche persone di spessore umano e con grandi competenze come mister Paolo Mandelli, che ringrazio tutt’ora”.
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Gli anni della Primavera: “Tutto bello, le premesse erano più che buone, ma le cose con il tempo sono cambiate. Si sa che nel tempo il calcio può dare come può togliere, ma iniziai a non giocare con continuità e mi sentii messo ai margini. Forse, una parte delle responsabilità era anche mia, anche se ho sempre lavorato duramente, facendo un percorso senza avere la strada spianata da nessuno. Non vedendo ripagati i miei sforzi mi stancai. Nel periodo con Bucchi in panchina riuscii a far parte in pianta stabile della prima squadra ed ebbi la gioia di esordire al San Paolo contro il Napoli. Feci tre presenze in campionato e una in Coppa Italia“.
I prestiti allo Spezia e al Cosenza: “Arrivai per giocare con continuità, ma anche qui ho avuto problemi con società ed allenatore. In più subentrò un problema di carattere fisico abbastanza fastidioso come la pubalgia. In seguito, per non farsi mancare nulla, ci fu anche il lockdown. Ascoli? Dovetti stare fuori un mese, appena arrivato a Modena, per uno stiramento all’adduttore. Ci misi un po’ a ritrovare la forma fisica ma chiusi la stagione con 3 gol e 4 assist nelle ultime sei gare”.

L’addio definitivo al Sassuolo: “Hanno deciso di non puntare più su di me, e sono scelte legittime, che rispetto. Mi sarebbe solamente piaciuto avere maggiori possibilità per mettermi in evidenza. Oggi alle società conviene di più puntare su un ragazzo straniero, pagando meno tasse e avendo una serie di vantaggi, ma così purtroppo a livello italiano non si cresce. Da questo punto di vista rispetto ad altri paesi europei siamo indietro anni luce. Inoltre in Italia molti allenatori hanno quasi timore a gettare nella mischia i giovani, ma non è che mettendoli in campo si va a giocare con un uomo in meno… L’errore fa parte della crescita, è fisiologico, e bisogna lasciarli sbagliare per formarli nella maniera migliore”.
La nuova avventura con la maglia del Cesena: “Qui mi sto trovando molto bene. All’inizio ero leggermente in ritardo di condizione, ma pian piano sono entrato a regime trovando continuità. All’inizio faticavo a sbloccarmi. Io, essendo un ragazzo sensibile, soffro quando non gioco o non riesco a segnare. Ne parlai con il mister senza peli sulla lingua. Mi diede fiducia, ed ho scoperto che forse è proprio questo l’ingrediente che mi serviva. Da lì in poi trovai anche i gol: nelle ultime tre partite ne ho segnati due, ma so di non aver ancora fatto niente, la strada è ancora molto lunga”.