Pedro Obiang ha rilasciato un’intervista pubblicata oggi su La Gazzetta dello Sport, dove ha fatto alcune rivelazioni sul suo stato di salute.
“Non sono mai stato in pericolo di vita, ma ho avuto la possibilità di chiedermi cosa fosse davvero, la vita – ha esordito il centrocampista – Prima pensavo fosse racchiusa nel calcio. E all’improvviso era come se mi avessero tolto tutto. In realtà il vero ‘tutto’ l’ho trovato fuori dal campo, giorno dopo giorno, in mezzo a momenti di sofferenza e di tristezza. E devo ringraziare la mia compagna Alessia, che mi ha sopportato quando ero intrattabile, e i piccoli Thiago e Jeremih. Difficile capire le cause, prima ho avuto una broncopolmonite. Ero vaccinato,ma probabilmente avevo anche avuto il Covid in forma asintomatica. Mi sentivo stanco, ma era appena morto mio padre e credevo fosse stress. Invece mi hanno detto che per guarire sarebbero serviti sei mesi”.
Poi il lungo stop: “Pensavo di rientrare prima, non avevo sintomi e non avvertivo la gravità del problema finché non sono stato in ospedale. Ho temuto di smettere, ero mentalmente provato. Quando sono guarito non ci credevo. Adesso sul campo posso fare tutto, cerco di non esagerare per evitare i problemi classici dopo una lunga inattività. Nel tempo di stop ho avviato un’azienda vinicola, la Cria Cuervos: per adesso facciamo un bianco, un rosso e un rosé. Dopo la mia prima partita brinderemo tutti insieme nello spogliatoio. Devo ringraziare tante persone e in particolare Magnanelli, Peluso, Locatelli e Morata che mi hanno mandato tantissimi messaggi, oltre al mio fisioterapista Eugenio Parodi, che mi è stato molto vicino”.
E poi il futuro: “Penso solo a giocare e divertirmi. Ho una seconda possibilità e non è cosa da poco. Il Sassuolo mi ha sostenuto e aspettato e io mi auguro di essere una risorsa portando esperienza e sfruttando la mia fisicità. Il ‘vecchio’ Pedro può essere utile”.
L’intervista completa può essere letta sul sito de La Gazzetta dello Sport.
