articolo di Giovanni Pio Marenna
Non ci voleva per Paulo Dybala la tegola di un infortunio che, aspettando la risonanza magnetica, potrebbe tenerlo fuori da uno a due mesi, saltando così totalmente il Mondiale con l’Argentina. Il che vorrebbe dire, e questa sarebbe l’ipotesi peggiore, che la Roma lo riavrebbe alla ripresa del 4 gennaio per la partita contro il Bologna. Forse molto più fresco di condizione, ma sicuramente con le restanti partite da giocare fino a novembre più in bilico e con un morale, da parte sua, con ben poca Joya e molto sotto i tacchi.
Le cattiverie gratuite si sono sprecate (“Bene ha fatto la Juventus a toglierselo, è sempre rotto”), ma il bilancino pende comunque dalla parte di Paul (“La Juventus non ha saputo valorizzarlo e farlo crescere”), visto che ha messo in saccoccia 7 gol tra campionato e coppa, conditi da due assist per Abraham. È il miglior marcatore della squadra e ha dalla sua una percentuale di merito altissimo se la Roma attualmente è a 4 punti dal Napoli.
Un passettino avanti ai giallorossi ci sono i laziali, al terzo 4-0 consecutivo in campionato (dopo quelli rifilati a Cremonese e Spezia) e al terzo posto. Straripanti come score a Firenze, ma stranamente con un possesso palla minimale e con soli 6 tiri fatti in porta, di cui due gol realizzati negli ultimi 6 minuti. Una prova di forza devastante.
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È in corso una metamorfosi tattica di Sarri dopo quella di Gasperini? Un Milan amputato di molti arti ha ragione su una Juventus che non sblocca (e non si sblocca) la serratura nella quale s’è impigliata. E non c’è verso di riuscire ad aprire quella porta. Quei -10 punti dal Napoli (che s’è sbarazzato facilmente della Cremonese) sembrano essere, in questo momento, come il miraggio di chi cammina nel deserto in cerca d’acqua: pensa di vedere l’oasi, ma in realtà quell’oasi non esiste, è un abbaglio.
Brillano, e non per un abbaglio casuale di un colpo di sole, Udinese e Atalanta, le due sorprese di stagione. Finalmente l’una contro l’altra. Finalmente due idee creative di calcio che si scontrano. Finalmente Gasperini contro Sottil. In avanti di due reti i nerazzurri, in modo molto operaio e pratico e poco spettacolare. Era quasi fatta. Ma l’Udinese raggiunge il pari perché tiene. Fisicamente, mentalmente. Tiene fame di esplodere. Come l’Atalanta di cui ci innamorammo. I conti tornano sempre. E, in genere, finiscono pari. Proprio perché tutto, alla fine, ritorna per andarsi a posizionare doveva sarebbe dovuto sempre essere. Avremo il nostro Leicester? Molto, molto difficile. Ma ci sarà un Mondiale con due mesi di stop. E l’aria potrebbe portare ad altri rinnovamenti e trasformazioni inaspettate.