articolo di Giovanni Pio Marenna
E adesso che siamo al giro di boa chiamato Mondiale in Qatar, c’è una domanda su tutte che ci terrà incollati fino alla ripresa a gennaio. Cosa deve fare il Napoli per perdere lo scudetto? Eh già, perché la lotta per il titolo, fin qui vista, non sarà una corsa a 2, non sarà un affare a 3, non sarà un tressette a 4. Con 13 vittorie e 2 pareggi, con 37 gol realizzati e 12 subiti, con 8 punti di vantaggio sul Milan, 10 sulla Juve e 11 su Lazio e Inter, solo i partenopei potranno perderlo lo scudetto. Solo un loro passo falso, potrebbe rianimare il campionato. A meno che anche le concorrenti, contemporaneamente, non manchino clamorosamente i loro bersagli. Al momento non c’è storia. La squadra di Spalletti ha dato un sonoro knockout a tutte le altre. Kvara è uno spettacolo per stropicciarsi gli occhi e per le emozioni del cuore, Osimhen è una forza della natura imprendibile e imprevedibile, Simeone e Raspadori due bomber di razza che Spalletti può concedersi il lusso di far partire dalla panchina, il centrocampo è una furia deliziosa, dove ogni elemento chiamato in causa, si fa trovare sempre pronto al momento giusto. Kim, una scoperta magnifica che (svarione a parte di sabato contro l’Empoli, ma dopo tante partite al top del top ci può anche stare) ha già fatto dimenticare Koulibaly. Il 4 gennaio si ripartirà con Inter-Napoli e dieci giorni dopo sarà l’odiata-amata Signora l’ultimo cliente tra gli scontri diretto con una delle big.
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Quella, tra l’altro, le cui quotazioni si sono di più rialzate, in questo momento. Quella a cui la pausa forzata potrebbe creare qualche disagio in più, vista la continuità di risultati che ha inanellato nell’ultimo mese (6 vittorie di fila). Continua a giocare come quando vedi e senti una buonissima e profumata frittata, ma poi nel girarla la sfracelli sul muro. Poche idee e messe insieme male hanno raccolto ben 18 punti di fila. E’ la solita Juve di Allegri che però adesso incute un timore maggiore.
Chi invece rimane squadra, dall’anima forsennata e combattiva e da fisicità e atletismo maestosi, anche quando perdono un attimo la bussola (come gli sta capitando da qualche gara) è il Milan di Pioli. Sicuramente è la più squadra tra tutte le inseguitrici. Grinta e talento sopperiscono anche alla stanchezza delle fatiche europee e lo fanno anche nei minuti di recupero, quando tutto sembrava perduto. Chi, sulla carta, sarebbe (come l’anno scorso) la più forte dal secondo posto in poi, è quella che più sta deragliando perché cade e ricade sempre negli stessi errori.
Due mesi di stop possono, come il voto di Alessandro Borghese, confermare e modificare tutto in questo pianeta del pallone così imprevedibile. Tutto può succedere, chiaramente, anche l’improbabile. Ma, da quanto visto in questi mesi con un Napoli straripante su tutti i fronti, gli elementi sono pochini per dire che non è ancora finita. Così com’è sicuramente presto per dire che lo scudetto è rientrato tra gli ori di Napoli. Se per perderlo il Napoli dovrà rallentare, è altrettanto vero che le altre non dovranno decelerare. E con questi chiari di luna discontinui visti, non sarà proprio scontato mantenersi sulla scia del caterpillar guidato da Spalletti.
