Lana Clelland, scozzese di classe 1993 arrivata quest’anno a Sassuolo e già nuova stella della società neroverde, si è raccontata ai microfoni di Goal.com in una lunghissima intervista che trovate in edizione integrale sul portale.
Lei ha sempre voluto fare la calciatrice: “Quando ero in Scozia, avevo un lavoro a tempo pieno. Andavo in palestra alle cinque del mattino, lavoravo otto ore al giorno e mi allenavo di sera, ogni singolo giorno. Anche se non prendevo soldi e non avevo un lavoro, mi sarei allenata tutti i giorni. Per me, questo è ciò che significa ‘professionale’. Diventare professionista significa essere in grado di dare tutta me stessa e non dovermi preoccupare del lavoro, non dovermi preoccupare di tutto questo. La grande differenza rispetto a quando sono passata dal Tavagnacco alla Fiorentina è stata tipo ‘Ok, adesso qualcosa si muove’. Volevano essere i migliori del Paese. Sono state una delle prime squadre femminili collegate alla squadra maschile. È lì che è stato davvero come, ‘Ok, qualcosa sta cambiando. Stai facendo una doppia sessione. Hai una palestra. Hai il tuo nutrizionista. Hai uno chef’. In quel momento, per me, è stato come, ‘Questo è ciò che significa professionalità. Avere tutto per essere il meglio che puoi essere‘”.
Poi è arrivato il Sassuolo: “Sono sempre stati una squadra contro cui era difficile giocare. È divertente perché una delle prime volte che mi sono seduta con il direttore, lui mi ha detto: ‘Ti ricordi quella partita in cui hai segnato quattro goal contro di noi?’. Mi ha fatto ridere, ma non è mai stato facile contro di loro, è sempre stata una squadra con tante giovani. Soprattutto nelle ultime due stagioni con coach Piovani, che sta tirando fuori il meglio da ragazze che magari non credono nemmeno in loro stesse. Sta creando un ambiente in cui le giovani calciatrici possono competere ai massimi livelli. La scorsa stagione molti sono rimasti sorpresi dal terzo posto, quasi secondo. Giocavano bene a calcio, credevano in se stesse, in ogni singola partita, combattevano l’una per l’altra. Sapevo che quello era l’ambiente in cui stavo entrando e penso che qui si riesca a tirare fuori il meglio dalle sue giocatrici“.
Il suo passaggio è avvenuto così: “Stavo attraversando una fase piuttosto difficile la scorsa stagione con la Fiorentina, quindi sapevo che probabilmente sarei andata via. Avevo bisogno di tornare a giocare a calcio e godermi il calcio. Poi il mio agente mi ha detto che l’allenatore mi voleva davvero e tutto ciò che riguarda il Sassuolo, la famiglia, il potenziale, e ho sentito che potevo portare qualcosa alla squadra che come ho detto, è una squadra giovane, non ci sono molte giocatrici esperte. Userò la parola esperienza. Non dico vecchia! Ho pensato che forse avrei potuto portare qualcosa alle ragazze come Haley Bugeja, Sofia Cantore, sono grandi talenti, ma forse hanno bisogno di qualcuno che le aiuti. Non che io sia una grande allenatrice o qualcosa del genere, ma in campo, stando al loro fianco cerco di aiutarle a migliorare. Si trattava di me, a livello personale, tornare a giocare a calcio e divertirmi, ma anche di restituire qualcosa alle ragazze più giovani“.
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Il Mapei Football Center è un grande punto di forza: “Direi la struttura di allenamento perché dove eravamo alla Fiorentina, pur essendo una struttura della Fiorentina, era un po’ separata. Mentre qui hai gli uomini e le donne nello stesso centro. Il campo è tuo e hai mezzo centro e poi c’è come un campo da calcio tennis. Quando andiamo lì, quella è casa nostra. A volte mi sono sentita come alla Fiorentina, forse non era così. Anche se andavo lì ogni giorno, sai quando qualcosa ti fa sentire a casa. Ovviamente è anche un posto più piccolo, quindi tutte le ragazze sono molto vicine. Se la sera usciamo per un gelato, andiamo tutte insieme. Come ho detto, l’atmosfera familiare del club è speciale. Sì, ci sono molto vicini. Anche loro sono sempre presenti. Spesso i membri della dirigenza sono lì – e conoscono il tuo nome. Penso che sia una cosa enorme. Non è solo un ‘ciao’, è ‘ciao Lana’. Ti fa sentire che c’è un interesse e vogliono che tu faccia bene. Gli altri dirigenti quindi quelli che si prendono cura di noi, Alessandro Terzi, sono tutti presenti e tutti vogliono aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo“.
Mister Piovani fa la differenza: “Non voglio dire solo l’allenatore ma… onestamente è davvero molto bravo. Come ho detto, ottiene il meglio dalle giocatrici ed è davvero un ottimo motivatore. Ma anche il lavoro che ci fa fare in campo, si vede in partita. Ci fa credere in noi stesse. Qualcuno la scorsa stagione diceva: ‘Sassuolo, Sassuolo, ma sono rimaste fuori dalla Champions per un punto’ e forse poteva rappresentare un campanello d’allarme. Io invece all’inizio di questa stagione ho pensato: ‘Beh, possiamo fare come nella scorsa?’. Se troviamo continuità, faremo qualcosa di buono. Ora stiamo spingendo, stiamo facendo capire alla gente che le cose qui funzionano. L’allenatore era cercato da molte squadre e il Sassuolo è riuscito a convincerlo a firmare un contratto a lungo termine. Penso che ciò dimostri quanto il club voglia crescere nella giusta direzione“.
Ci sono tante giocatrici giovani e di talenti: “Ce ne sono tante. Direi Sofia Cantore solo perchè è italiana e penso che nei prossimi 2 anni sarà titolare in Nazionale. Ha molta qualità. Di solito con le giovani ci vuole tempo per trasmettere la professionalità, invece lei mi ha colpito. Cura ogni dettaglio ed è una delle prime ad arrivare e tra le ultime ad andarsene. Non a caso è della Juventus… E’ in prestito e sta facendo ottime cose, ma tornerà lì e avrà davanti un grande futuro“.
L’obiettivo è fare il meglio: “L’allenatore ci ha detto di conquistare più punti possibili per sentirci tranquilli. La prima cosa è che il Sassuolo vuole giocare in Serie A. Aver perso la Champions per un punto la scorsa stagione brucia ancora, penso che questo darà una spinta alle ragazze per andare avanti e fare meglio”.