Chi avrebbe mai detto che un polacco sconosciuto ai più, arrivato al Genoa per pochi milioni, come tanti altri stranieri che passano al convento tra le formazioni della Serie A, si sarebbe rivelato quel giocatore stratosferico che oggi conosciamo? E chi l’avrebbe mai detto che un giovanissimo paraguaiano che arrivò a Sassuolo nella sessione invernale di mercato del primo anno di Serie A, totalizzando soltanto due presenze con la casacca neroverde, potesse diventare l’erede del precedente? Stiamo parlando di Antonio Sanabria. Non è la prima volta che il Genoa sforna talenti del calibro di Piatek, e che ricava cospicue plusvalenze dalla loro cessione nel corso del mercato invernale, anche a costo di rivoluzionare l’intera rosa. Per sostituire il “pistolero”, ora in forze al Milan di Gattuso, Preziosi ha dunque pescato in Liga spagnola, precisamente al Betis di Siviglia.
Sanabria arrivò al Sassuolo su avallo della Roma che lo ha prelevato dal Barcellona B, operazione da 4,5 milioni più bonus. Otto convocazioni e due presenze (entrambe da subentrato): pochissimo spazio trovato dal giocatore alla corte di Di Francesco, talento e ampi margini di miglioramento, ma allora doveva ancora acquisire quella maturità e quell’esperienza che servono per poter giocare tra i grandi. Nella stagione 2013-14 Sanabria esordì il 23 marzo in trasferta contro l’Udinese e soltanto tre giorni più tardi in casa contro la Sampdoria; in entrambe le partite il Sassuolo uscì sconfitto. Dopo la breve esperienza al Sassuolo, Sanabria rientra alla base e totalizza altre due presenze con la maglia della Roma, allora allenata da Rudi Garcia. Conclusa la breve esperienza in Serie A, nell’estate del 2015 si trasferisce in prestito allo Sporting Gijon, dove totalizza 29 presenze segnando 11 gol, per poi essere acquistato dal Betis nella seguente sessione estiva. 54 presenze e 14 gol in tre stagioni con i bianco-verdi poi, gennaio 2019, l’approdo al Genoa di Prandelli condito dal gol all’esordio contro l’Empoli e nella successiva proprio contro il Sassuolo, la sua ex squadra. Un ottimo modo per ri-approcciare alla Serie A.
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Il gol dell’ex ha sancito un pareggio che al Sassuolo può andar bene: un ottimo punto in trasferta su un campo difficile, contro una squadra rimodellata e di conseguenza imprevedibile, guidata da un allenatore, Prandelli, che mai in carriera aveva affrontato i neroverdi in Serie A. Partita caratterizzata da una ritrovata solidità difensiva, e dalle solite difficoltà nel servire al meglio gli attaccanti, quel salto di qualità che da tempo auspica mister De Zerbi è vicino ma manca ancora quel pizzico di cattiveria che possa consentire di ammazzare le partite, quella quadratura dei reparti nella loro interezza.
Vediamo ora i numeri della partita: schiacciante il predominio sul possesso palla da parte del Sassuolo (64%), così come la quantità di conclusioni (11 tiri contro i 4 del Genoa) poca però la precisione in quanto gli unici tiri nello specchio sono quelli che si sono tramutati in gol. Possono ritenersi occasioni da gol soltanto 5 di essi per il Sassuolo, 4 per il Genoa. Djuricic segna la sua seconda marcatura stagionale (la prima al S. Paolo contro il Napoli). Precisione nei passaggi: Genoa 73% (194 riusciti), Sassuolo 83% (443 riusciti). Palle perse: Genoa 18, Sassuolo 26; palle recuperate: Genoa 25, Sassuolo 17.
In vista del prossimo match contro la capolista Juventus, il Sassuolo dovrà fare a meno di Duncan causa squalifica (diffidato ed ammonito), e deve monitorare le condizioni di Sensi, uscito malconcio dalla prima frazione di gara e sostituito all’intervallo, e di Magnanelli, reduce dall’infortunio di sabato scorso. Si profila dunque la possibilità di dover reinventare il centrocampo.