Francesco Caputo ha parlato in un’intervista ai microfoni di Rivista Undici, raccontandosi a fondo in tutti gli aspetti della sua carriera e della sua avventura in maglia neroverde.
Il suo approdo definitivo in serie A è arrivato forse un po’ tardi: “Sinceramente speravo di arrivare in serie A. Ai tempi dell’Entella ho avuto qualche occasione, con Crotone e Pescara. Ma non erano squadre dove sarei stato importante, che puntavano fortemente su di me. Quindi ho deciso di rimanere in Liguria. E poi mi dissi: ‘o trovo una squadra in A, o trovo una squadra che mi porta in Serie A’. Ed è andata così con l’Empoli”.
Il suo posto se lo è preso a suon di reti: “Più faccio gol più ne voglio fare. Non mi accontento mai. L’anno scorso ne ho fatto 21, l’obiettivo è migliorare. E inseguire il sogno di diventare capocannoniere in serie A. In un’altra squadra con meno qualità forse avrei fatto meno gol. Qui nel Sassuolo ho compagni che mi danno l’ultimo passaggio, mi fanno arrivare in porta. È una squadra forte, ormai da diversi anni c’è un gruppo che si conosce alla perfezione. E poi ci sono giocatori da top club, come Berardi, Boga, Djuricic, Defrel, Locatelli, Traoré. Siamo come una famiglia, che si diverte in campo grazie a De Zerbi. Lui ha un’idea di calcio che è di pochi, e il bello è che insiste con quest’idea. Ci sono allenatori che alle prime difficoltà cambiano. Lui invece no, è un martello”.
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L’intervista a Francesco Caputo: “De Zerbi è un martello, è da top club”
Del mister Ciccio ha grande stima: “De Zerbi ci dice sempre: non c’è bisogno di abbassarsi dietro la linea del pallone. È peggio, perché così si concede campo agli avversari. Invece dobbiamo andare a prenderli, per recuperare subito e trovarci già nella metà campo avversaria. Una volta che abbiamo il posesso, dobbiamo far girare palla da destra a sinistra, da sinistra a destra e ancora, fino a che l’avversario è costretto a fare una scelta. Ed è lì che siamo pronti a colpire. Io De Zerbi lo vedo in un top club e pure bene. Del mister ne sentiremo parlare tanto”.
Col Sassuolo ha conquistato la Nazionale. E ora spera nell’Europeo: “L‘emozione della prima convocazione in nazionale è stata unica. Ero il ragazzo più felice del mondo. Piangevo come un bambino, era davvero emozionante. E poi le emozioni sono tornate quando ho sentito l’inno. Ho 33 anni e anche se ho fatto tanti gol non so quanti allenatori al posto di Mancini mi avrebbero preso in considerazione. Non posso che ringraziare il ct per l’opportunità che mi ha dato. C’è stima reciproca. Da parte mia, l’unico modo per sperare in questa convocazione sarà solo continuare a segnare e a fare bene. Poi tutto può succedere”.
Infine, un passaggio sul grande amore che il pubblico gli riserva: “Forse sono simpatico alla gente, forse per il mio modo di essere, o per la mia carriera. Appena mi muovo, c’è qualcuno che mi ferma e mi parla, ora la birra, ora il fantacalcio. Questa attenzione mi piace un sacco, mi fa impazzire. Mi preoccupo: quando smetterò tutto questo mi mancherà. Non mi sono mai abbattuto, non ho mai mollato: tutto quello che ho conquistato me lo sono guadagnato da solo, nessuno mi ha regalato niente. Questa è la soddisfazione più grande che porterò sempre con me”.
Trovi l’intervista completa di Ciccio Caputo sul numero di Undici attualmente in edicola.