L’ad neroverde Giovanni Carnevali ha parlato ai microfoni di Radio Serie A, dove ha parlato a tutto tondo della sua avventura in neroverde: “Io e gli Squinzi abbiamo avuto modo di conoscerci nel mondo del lavoro. La dottoressa Spazzoli ci chiese un progetto marketing di quello che poteva essere il Sassuolo, il primo anno della Serie A nasce forse più da un progetto marketing che non tecnico. Accettato questo progetto, la dottoressa mi chiese se mi sentivo di prendere in mano il Sassuolo Calcio. La prima risposta è stata ‘no, grazie, non me la sento’ perché avevo la mia attività in grande crescita ed una serie di situazioni per le quali volevo dedicare del tempo a qualcosa che servisse a me. Dopo un po’ di insistenza decisi di andare a Sassuolo, onestamente non c’ero mai stato. Vedendo un po’ quella che era l’organizzazione e soprattutto conoscendo la proprietà, dopo aver detto più volte no alla dottoressa, la chiamai e accettai. Perché era una grande sfida, sapevo che c’era la possibilità di poter crescere, far tante cose, ma in primis perché conosco la famiglia Squinzi, so che persone sono, ti fanno lavorare. Loro mi hanno permesso di fare tutto, lavorare, prendere decisioni”.
E poi ha aggiunto: “Sassuolo è una piccola città, 40 mila abitanti, però abbiamo quasi 7 mila abbonati, quindi vuol dire che abbiamo dei tifosi vicino a noi. Sopravviviamo tra le grandi grazie ad una grande proprietà che insegna che la squadra di calcio è come un’azienda e come tale deve essere gestita. Ci riusciamo, ci siamo riusciti, speriamo di riuscirci ancora con grande difficoltà ma con un unico sistema: prendere giovani, farli crescere, valorizzarli e fare cessioni. È chiaro che ogni anno sei costretto a vendere i giocatori più importanti“.
Poi parla della stagione altalenante: “Probabilmente qualche errore l’abbiamo fatto noi come società, magari anche nella scelta o nel cedere troppo. Qualche colpa potrebbe avercela anche il mister come i giocatori. Tutti assieme dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Mancano ancora diverse partite, dobbiamo lottare per non retrocedere. Non siamo neanche tanto abituati a farlo, però dobbiamo abituarci presto, sapendo che abbiamo dei giovani, bisogna stare loro vicini e spronarli, credo che anche in questo mister Ballardini ci può dare un aiuto“.
Quindi qualche parola sull’addio a Dionisi: “Mi è costato tanto, perché non siamo abituati. Sono convinto che mister Dionisi abbia tutte le possibilità per fare l’allenatore anche ad un livello alto perché ha conoscenze e voglia di lavorare, quindi dispiace. Non dobbiamo attribuire tutte le colpe al mister. Per noi è stata una soluzione sofferta. Ballardini è l’allenatore che probabilmente in questa situazione ci può aiutare di più, una persona che ha esperienza, di poche parole ma concetti ben chiari e credo che in questo momento è quello che occorre alla nostra squadra. Avere poche idee, ma precise su quello che bisogna fare ed avere anche un po’ più di rassicurazioni“.
Poi Berardi, colpito dall’infortunio: “Domenico è un ragazzo speciale, tante volte viene criticato su cose che non trovo assolutamente giuste e corrette. La sua scelta è stata quella di continuare con noi sebbene di opportunità e richieste negli anni ne abbiamo avute differenti, questo credo debba essere visto come un valore umano. Poi ci sta che, come successo anche quest’anno, magari aveva intenzione di cambiare squadra. Da parte della Juventus c’era stato un interessamento credo non proprio concreto, perché non siamo mai arrivati ad una vera e propria trattativa. Probabilmente la Juve aveva delle idee diverse, noi avevamo le nostre“.
