Il capitano del Sassuolo Francesco Magnanelli ha partecipato all’iniziativa “Atleti al tuo fianco”. Il progetto, guidato dal medico bresciano Alberto Tagliapietra, mira a coinvolgere sportivi professionisti nel sostegno a soggetti colpiti da cancro che stanno lottando contro la malattia. Dopo Francesco Acerbi, da tempo in prima linea nella lotta al tumore dopo averlo subìto e sconfitto in prima persona, un altro neroverde è dunque testimonial di meritorie iniziative in questa direzione.
Il centrocampista neroverde, attualmente fermo ai box per infortunio, ha rilasciato un’intervista nella quale ripercorre le tappe salienti della sua carriera, tentando un parallelismo tra il cammino di uno sportivo e quello del malato che si trova a dover superare mille difficoltà ma non deve farsi vincere dallo sconforto. Il timore di non essere pronti ad affrontare il percorso che punta alla guarigione, come sottolineato dal dott. Tagliapietra, è un punto fondamentale su cui lavora la psico-oncologia: anche in questo contesto, così come nello sport, la determinazione può avere un ruolo chiave. Il Magna sottolinea che la tensione del pre-partita non deve mai mancare, così come il desiderio di primeggiare, neppure in ambito sportivo: “Per me la tensione della partita, contestualizzando bene il riferimento alla partita di calcio, è una situazione positiva” sottolinea il giocatore “se un giorno mi trovassi ad affrontare una gara senza sentire dentro di me la tensione, la voglia di primeggiare (…) penso che quel giorno farei meglio a smettere di giocare. Quindi anche quando il livello delle sfide sul campo cresceva, sentire la mia tensione aumentare in realtà mi dava la certificazione del mio essere dentro alle sfide che stavano crescendo di valore. Ci sono stati invece momenti di situazioni circostanti ai 90 minuti sul campo che invece mi hanno messo alla prova in maniera anche più intensa di una gara sul campo: dover affrontare discorsi intensi faccia a faccia in certi momenti della stagione, in cui la tensione si impadronisce anche delle situazioni che vanno oltre alla durata della gara, allora sì mi sono sentito a disagio. Ritengo di aver comunque affrontato le situazioni nei modi necessari per superarli, e per crescere io per primo mentre le incontravo, ma bisogna fare molta attenzione quando i pensieri si infiltrano nella mente occupando anche gli spazi quotidiani dedicati all’ambito per cui nascono, nel mio caso i 90 minuti della partita. Se non si è pronti a questo, si può venire sorpresi e rischiare di non sentirsi all’altezza immediatamente; al contrario, se ti ci misuri con il giusto atteggiamento, ne vieni fuori rafforzato.”
L’impatto dell’ambiente circostante è basilare per il malato, e allo stesso modo il contesto dove si trova a operare lo sportivo professionista ha un ruolo decisivo per permettere all’atleta di lavorare in serenità: “Ho avuto la fortuna, perché la ritengo tale, di allenarmi, cambiarmi, preparare le partite e giocare in ambienti non sempre all’altezza delle situazioni che si creavano” prosegue Magnanelli “per cui una volta a Sassuolo ho potuto riconoscere fosse la società giusta, con la quale arrivare a giocare a S.Siro per esempio. Io so da dove provengo, quale è stato il mio punto di partenza, so come si sta in determinati ambienti: devo riconoscere che quello che passo dopo passo Sassuolo ha messo a disposizione è stato determinante. (…) L’ambiente e le strutture in cui una squadra svolge la propria quotidianità sono in grado di influenzare positivamente l’attitudine ai propri compiti; ciò non significa che chi ha dieci campi giochi a calcio meglio di chi ne ha uno solo, però è assolutamente vero che un’organizzazione di alto profilo, la cura per i particolari e l’attenzione per il senso di appartenenza e accoglienza del calciatore aiutano ad esprimersi al meglio. A Sassuolo questo si è verificato completamente, è importante battersi perché ogni ambiente possa aiutare le persone a vivere meglio le proprie battaglie”.
Potete trovare qui l’intervista completa al capitano neroverde, segnalataci direttamente dal dott. Alberto Tagliapietra che ringraziamo e che sproniamo a proseguire nella sua importante opera di ricerca e sensibilizzazione.