La seconda sconfitta consecutiva tra le mura amiche non può che fare male. Grande e comprensibile è l’amarezza dei tifosi dopo il 2-0 del turno infrasettimanale ma bisogna pur ammettere che, per metà della partita, i neroverdi hanno cercato di mettere alle corde la Roma di Spalletti, che ha tratto evidenti benefici dai nuovi innesti.
Perotti, schierato quasi a sorpresa nella veste di “falso nueve”, insieme ad El Shaaravy e a Zucanovic, sono stati tra i migliori in campo tra le fila dei giallorossi, per tacere di quel Salah che può essere descritto con un solo aggettivo: incontenibile.
Fatto sta che nel secondo tempo il Sassuolo è sceso in campo con un piglio ben diverso da quello di gran parte della prima frazione e ha cercato con insistenza il pareggio. Tuttavia, come profeticamente aveva sottolineato Di Francesco nel pre-partita, si continua a fare molta fatica a concludere le azioni create: negli ultimi 25 metri, inutile negarlo, persistono i problemi. Non sarebbe giusto addossare tutte le colpe a Marcello Trotta, che dopo un’iniziale sbandamento ha fatto vedere anche qualcosa di buono e che aspettiamo fiduciosi per la prossima partita: è mancata sia concretezza a centrocampo sia, soprattutto, adeguata spinta sulle fasce ad opera dei laterali di difesa. Né Vrsaljko né Peluso, infatti, sono stati ficcanti a dovere e ben pochi sono stati i palloni giocabili piovuti al centro dell’area.
Ad ogni modo nulla è perduto e, anche se in molti ora reclamano Floccari e Floro Flores (sui, quali, peraltro, si nutrivano molte perplessità a inizio stagione), le prossime partite saranno decisive per capire chi si è e dove si vuole andare. Se il Sassuolo si dimostrerà in grado di giocare per 95 minuti come ha fatto per quasi tutto il secondo tempo della sfida contro la Roma, le prossime avversarie non potranno certo dormire sonni tranquilli.
Le prossime sfide vedranno i neroverdi al cospetto di Palermo, Chievo ed Empoli. Sette punti in tre partite è un bottino che si può senz’altro raccogliere: in tal modo si potrebbe arrivare a quota 40 e rimarranno ben dodici partite per far capire davvero se ci si può (o ci si deve) accontentare di una più che tranquilla salvezza o se sognare è davvero lecito.
di Massimiliano Todeschi