Il Sassuolo è una squadra zeppa di italiani, si sa: la programmazione e l’investimento su giovani promettenti sono stati la chiave di volta per ottenere risultati di buonissimo livello per una realtà solo al terzo anno in Serie A.
La Gazzetta dello Sport di oggi dedica un pezzo a questa italianità, ponendo l’accento su un altro aspetto assai interessante, ovvero il fatto che anche gli stranieri attualmente presenti nella rosa neroverde provengano, di fatto, da altri club italiani. Questione non di poco conto, tant’è che la rosea si spinge ad affermare che “Il Sassuolo fa bene al pil”, in riferimento al giro di denaro derivante dalle operazioni di mercato poste in essere dai neroverdi che rimane, appunto, entro i nostri confini.
Defrel arriva dal Cesena e prima ancora vestiva la casacca del Parma; Vrsaljko è stato acquistato dal Genoa; Duncan viene dalla Sampdoria ed è cresciuto nel vivaio dell’Inter. Tre indizi fanno un’ulteriore prova di quanto esposto sopra, e non dimentichiamo un’altra riflessione della cui importanza spesso ci si dimentica: la non-necessità di ambientamento per il giocatore straniero ma proveniente da un altro club tricolore. Quante volte, infatti, abbiamo letto del talento sudamericano o asiatico che, pur pagato profumatamente, sente nostalgia di casa e fatica a prendere contatto con il massimo campionato italiano? Ebbene, nulla di tutto questo può accadere a Sassuolo.
Altro aspetto giustamente sottolineato dalla Gazzetta è il fatto che le “scommesse” su cui punta il club neroverde sono tutte rigorosamente Made in Italy: si pensi a Trotta e, nell’immediato futuro, a Sensi e Mazzitelli. Niente ricerca di giocatori in campionati sperduti e sostanziale risparmio sul versante dei costi di mediazione. Insomma, un’ulteriore lode ad un modo di fare calcio e gestire le proprie risorse che sta raccogliendo i meritati frutti sul campo.