giovedì , 12 Settembre 2024
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foto: sassuolocalcio.it

Sassuolo: ecco i giovani, ecco la motivazione

Il Sassuolo ha vinto la sua prima partita in Serie B battendo per 2-1 il Cesena, e già questa non è più una notizia. Così come non è una notizia che a decidere la sfida sia stato Flavio Russo, che si toglie la gioia del primo gol tra i professionisti dopo averla soltanto sfiorata contro il Catanzaro. E’ servita una dimostrazione pratica, l’ennesima dopo i Tornei di Viareggio, lo Scudetto e la Supercoppa Primavera, per far capire all’opinione pubblica che il Sassuolo, di giovani, ne ha davvero a palate. E che proprio dai giovani potrebbe arrivare quella spinta di motivazione per rilanciare il Sassuolo in questo momento delicato.

Ieri sera, il Sassuolo si è presentato alla partita con il Cesena con 23 effettivi, 18 dei quali nati dal 2000 in poi, due nel ’99, uno nel ’98, uno nel ’97 e il più longevo, Obiang, che è un classe ’92. Tra i diciotto Under 24, alcuni hanno almeno cinque anni di settore giovanile neroverde alle spalle: pensiamo a Bruno, Kumi e Pieragnolo. Molti di loro sono arrivati già formati, tra chi è comunque passato dal vivaio – i due Russo, Miranda, Leone, Knezovic, Lipani, Paz – e chi ha orbitato soltanto in prima squadra – dagli ultimi arrivi Caligara, Lovato e Odenthal fino ad arrivare a Missori, Antiste, Mulattieri, Doig e Moro. Potrà anche essere una casualità del 24 agosto, una contingenza fortunata di fine mercato: ma di squadre che possono portare in distinta così tanti giovani di prospettiva non ce ne sono tante, soprattutto in Serie B.

Non è tutto oro ciò che luccica, tuttavia. Negli scorsi anni, il salto in prima squadra si è confermato un tasto dolente anche nel microcosmo Sassuolo, non solo in Italia. Lo ha sottolineato persino Palmieri ai nostri microfoni a maggio, in una commistione tra scelte tecniche conservative – come quelle di Dionisi – e scelte dirigenziali di Carnevali e Rossi che hanno sempre guardato nell’orticello del vicino piuttosto che rinforzarsi con il succoso prodotto di casa. Tanti rapporti e legami lavorativi da preservare, lo capiamo.

Tanti giovani, una volta capito che il Sassuolo non li avrebbe mai richiamati, hanno trovato la propria strada altrove. Due di questi, ironia della sorte, ce l’avevamo di fronte ieri: sono Raffaele Celia e Matteo Piacentini, insieme a Sassuolo fin dagli Allievi. Un altro, Aurelio, ha regalato tre punti allo Spezia proprio ieri sera. Altri sono in categorie superiori rispetto al Sassuolo: pensiamo a Pierini ed Erlic, quest’ultimo ritornato a Sassuolo dopo essere stato liberato con un po’ troppa fretta. Oppure Flamingo, adesso titolare nel PSV Eindhoven campione d’Olanda e ben poco soddisfatto del trattamento a lui riservato in Italia. L’elenco sarebbe davvero lunghissimo ed esulerebbe dall’obiettivo di questo articolo. E’ di buon auspicio, tuttavia, la modalità implementata negli ultimi tempi che vede i ragazzi arrivati al termine della girandola dei prestiti ceduti a titolo definitivo ma tenuti sotto la lente con la clausola di riacquisto.

giovani
Celia (secondo da sinistra, in piedi) e Piacentini (quarto da sinistra, in piedi) insieme negli allievi del Sassuolo. In foto anche Giacomo Raspadori, il primo da sinistra nella fila in basso: giocava sottoetà con i ’99 (foto: Alberto Benaglia).

La cessione di un Raspadori potrà anche sostentare economicamente anni di investimenti nelle giovanili, ma se resta isolata non dice nulla sulla bontà di un vivaio. Anche i risultati non dicono molto, e lo diciamo in controtendenza seppur ancora ebbri di Scudetto più Supercoppa Primavera: i trofei danno risalto al lavoro e opportunità in più ai ragazzi, ma se non c’è nessuno pronto a cogliere queste opportunità, torniamo punto e a capo. Adesso volontà dirigenziali e tecniche sembrano allineate – sembrano, perché una rondine non fa Primavera – e questi ragazzi, pieni di riconoscenza nei confronti del Sassuolo che li ha svezzati, sono pronti a sdebitarsi dando tutto in campo, come ha ripetuto più volte ieri l’MVP Russo ai nostri microfoni.

Chi pensa che è bastato Palmieri per vedere un Sassuolo più giovane, si sbaglia di grosso. Nessuno meglio di Palmieri conosce i propri ragazzi, ma finisce lì: anche lui è alla prima esperienza tra i grandi e non vuole permettersi passi falsi. Nessuna corsia preferenziale, nessuna scelta di cuore, ed è giusto così: Grosso ha potuto monitorare e valutare molti dei talentini neroverdi in base alla meritocrazia, non all’età, come lui stesso ha dichiarato prima del Cesena. Per questo motivo, la fiducia concessa ai vari Kumi, Russo e Paz acquista ancora più importanza.

Seppure il cuore vorrebbe vederli tutti in campo in prima squadra, la testa ci dice che alcuni avrebbero bisogno di un percorso intermedio e che dell’esperienza preconfezionata è indispensabile, soprattutto in Serie B. Non giova a nessuno tenere un ragazzo promettente in panchina, tanto più in periodi come quello attuale dove il Calciomercato è sbilanciato verso i giovani e dove bastano poche partite per far schizzare alle stelle il valore di mercato. Lipani e Ghion cercheranno di rosicchiarsi minutaggio a vicenda, così come faranno Paz e Missori, o Pieragnolo con Doig; D’Andrea e Volpato dovranno fare i conti con il ritorno di Berardi. Qualcuno si sta già guardando intorno, come ha fatto Mercati e come stanno facendo Miranda, Piccinini o lo stesso Flavio Russo, cercato dal Catanzaro. E’ il gioco delle parti: detto sinceramente, meglio sguazzare nell’abbondanza che nella siccità.

Ma è proprio alla luce di questa abbondanza che restiamo fermamente convinti della necessità della seconda squadra, a Sassuolo. Se n’è parlato in maniera estesa negli ultimi anni, da quando l’Under 23 ce l’aveva solo la Juve. Appena un mese fa, Carnevali a Radio 2 ha dichiarato che “non ci è stato permesso fare la seconda squadra, le regole sono sbagliate” così come un anno fa, quando non c’era una retrocessione a cui far fronte, l’AD ha detto che “fare la seconda squadra è un danno enorme… spero che la FIGC possa rivedere questo sistema”. Tutto giusto, d’altra parte se al progetto ha aderito per anni soltanto la Juve – raggiunta adesso da Atalanta e Milan – la motivazione non va ricercata nella mancanza di materia prima. La speranza è che il Sassuolo non desista e che punti sulla squadra B e sulle relative strutture: l’investimento, ne siamo certi, porterà i propri frutti.

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Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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