Ryan Flamingo sta bruciando le tappe: negli ultimi tre anni, il difensore olandese ha giocato con il Sassuolo Primavera e in Eredivisie, esperienze equamente divise in un anno e mezzo l’una. Nonostante il club neroverde lo abbia valorizzato e reso un titolare da massima serie olandese, a Flamingo non è andata giù la poca considerazione in ottica prima squadra (ne abbiamo parlato in questo editoriale). E ai microfoni del podcast Ziggo Kick ‘t Met non le ha mandate a dire.
“All’inizio è stato difficile, perché lì nessuno parla inglese. Ti urlano davvero addosso, con forza. Lui (l’allenatore, ndr) si arrabbiava e io pensavo: ‘ma che dici?’ Lì ho conosciuto degli allenatori davvero pazzi. Ma mi sono distinto, le mie prestazioni erano ottime: ero diventato il miglior giocatore della squadra. Avevamo un attaccante allora, aveva fatto dodici gol (Samele, ndr) e gli avevano permesso di esordire, ma era italiano, mentre io non sono mai andato nemmeno in panchina. Lì ho pensato: qui non ho niente da fare. Avevo solo bisogno della sensazione di essere in prima squadra”.
Da qui la decisione di tornare in Olanda con il Vitesse: una stagione da titolare che lo ha posto sotto la luce dei riflettori, con il Sassuolo che lo ha prontamente controriscattato dal Vitesse: “Sono tornato lì e ho avuto la conferma: non giocherò. Gli altri hanno la priorità. Volevo tornare al Vitesse. Ho pensato: starò lì per un altro anno, poi potrò unirmi all’Olanda e raggiungere tutti i miei obiettivi”. Il Vitesse non aveva le risorse finanziarie per riprendersi Flamingo e la scelta è ricaduta sull’Utrecht, che ha un’opzione di acquisto: “Ma ho chiuso con il Sassuolo”.