Ok, partiamo con ordine. Questo è un posto nel quale vogliamo un bene abnorme ad Eusebio Di Francesco. Ma al di là di questo affetto, non riusciamo a spiegarci il senso della scelta dirigenziale della Roma. L’esonero del tecnico abruzzese, infatti, è una di quelle scelte incomprensibili. Un po’ come il Barcellona che compra Boateng. Che poi, tra l’altro, Di Francesco è uno che a Roma ha sempre lasciato un pezzo di cuore, sin da quando era giocatore.
Un motivo in più per non capire il senso di questo esonero. Che sa di una società che troppo vuole e nulla stringe. Perché, parliamoci francamente, qual è l’obiettivo stagionale della Roma?
Vincere lo scudetto? Non sembra: la Juve ha da tempo ipotecato una vittoria più scontata di un pandoro il 7 di gennaio. Vincere la Champions League? Troppo carente a livello di rosa per fare una cosa del genere.
Plausibilmente, quindi, il suo obiettivo è arrivare tra le prime quattro. Che è qualcosa di raggiungibilissimo. La Roma è attualmente quinta, a tre punti dall’Inter e a quattro dal Milan. E mancano ancora 12 giornate (tra cui uno scontro diretto proprio con i nerazzurri).
Se poi nell’esonero di Di Francesco c’entrano solo la scoppola del derby, l’eliminazione dalla Champions e il 7-1 subito in Coppa Italia dalla Fiorentina sembra che non solo non si renda giustizia all’uomo, ma che lo si faccia addirittura passare per il capro espiatorio. L’unico responsabile del fallimento di un progetto del quale non era l’unico artefice. E per coerenza, l’atto di esonero sarebbe dovuto come minimo essere accompagnato da un sollevamento dall’incarico di Monchi…
Con i giocatori che ha, Eusebio ha infatti dato tutto quello che poteva. E andava dunque trattato con rispetto. Facendogli almeno finire la stagione.
Perché a Roma evidentemente si sono scordati che anche l’anno scorso – tra fischi, boati e richieste di dimissioni – quell’allenatore un po’ burbero li ha portati in semifinale di Champions League, facendo vestire di giallorosso tutta Italia (tranne qualcuno che stava a parlare di bidoni dell’immondizia…)
D’altronde un uomo capace di portare la Roma tra le prime quattro squadre d’Europa e prima ancora il Sassuolo dalla serie B all’Europa League non è un allenatore normale. È un eroe. Al di là degli esoneri senza senso.