Andrea Consigli è stato intervistato insieme ad Alessio Dionisi ai canali ufficiali della Serie A, dove ha parlato di sé e soprattutto della stagione che si prepara a cominciare, la decima con la maglia neroverde: “Non mi sarei aspettato di arrivare alla decima stagione, più che altro perché non sono abituato a pensare così a lungo termine. Cerco sempre di vivere e di pensare stagione per stagione. Ora sembro uno di quegli anziani che raccontano le storie ai giovani. Poi Sassuolo è una piazza particolare. Per i giovani è più semplice poter emergere, c’è più pazienza. Però se non ci fosse uno zoccolo duro e un’identità dei valori e la bravura di certi giocatori che sono o sono stati qui parecchi anni, tutto questo non sarebbe potuto essere così“.
Le tre caratteristiche che deve avere un portiere: “Lettura delle situazioni, coraggio e saper reagire sia alle cose belle che a quelle brutte con più equilibrio possibile“.
L’anno scorso, Andrea è stato autore di 9 clean sheet: “Ora tra fantacalcio e altro la gente pensa ai clean sheet. Io il portiere lo valuto in maniera diversa. Si danno per scontate tante cose sulla sua gestione, quando se mancano si sentono. Oltre ai clean sheet mi prendo quelle cose in gestione: aiutare la difesa, giocare coi piedi, essere partecipe, essere una valvola di sfogo con i piedi e un aiuto per i compagni. Più che ai clean sheet guardo a questo su di me e quando guardo gli altri portieri. A volte uno fa una parata che sembra di puro istinto, ma dietro c’è del lavoro. A differenza di un attaccante che magari sbaglia cinque tiri e poi fa gol, viene valutato per i gol, il portiere se fa cinque belle cose no. Poi si parla solo di parate, ma ci sono anche altre cose. Secondo me c’è molta ignoranza sul ruolo del portiere. Ti senti solo anche per questo. Perché in pochi capiscono veramente quello che provi”.
Poi uno sguardo al calcio di oggi: “A differenza di quando ero ragazzino, oggi i ragazzi sono più inquadrati. Mangiano bene, c’è molta più conoscenza, si allenano meglio e forse di più. Quando ero giovane eravamo più naif. Si è evoluto tantissimo il calcio, da questo punto di vista. I social e le stupidate di questo genere li possono forse distogliere. Vanno dietro a queste cose convinti che siano quelle le priorità, quella la vita. Non lo è. A un ragazzo giovane direi: goditi il calcio, allenati, goditi ogni partita. Questo è quello che mi disse a 17 anni il capitano dell’Atalanta Antonio Bernardini. Mi disse di godermi ogni momento perché vola. Ed è bello anche questo“.
E poi un consiglio a se stesso: “Mi darei un consiglio: non ho rimpianti perché ancora adesso, a 36 anni, se gioco lo faccio per passione. Mi direi: fai tutto quello che hai fatto, sbaglia quello che hai sbagliato e sii un po’ meno autocritico con te stesso. Anche perché è stata la mia forza e anche la mia debolezza, quella di non avere pietà per me. Anche quando altri mi dicevano ‘grande partita’, io pensavo sempre a dove migliorare, a cosa avevo sbagliato. Con il senno di poi potevo viverla meglio”.